www.paolodorigo.it (traduzioni del 1999)

 

ELEMENTI DI STORIA E DIBATTITO SULLA RIVOLUZIONE SOVIETICA DEL 1917 (FRANCIA – CANADA)

Organizzazione Comunista Voce Proletaria, Francia

Parte 1

Parte 2

Parte 3

Parte 4

A proposito del precedente articolo … sulla rivoluzione sovietica

Estratto della piattaforma politica di VP, quaderno n.2, 1997

Gruppo Azione Socialista, Canada

Una rivoluzione socialista

Cronologia dal Febbraio all' Ottobre 1917

 

 

 

 

 

Elementi di Storia del Movimento Comunista Internazionale

di Jean Labeil

La Rivoluzione Sovietica

1a parte

(traduzione dal francese da “Partisan”, organo dell’Organizzazione Comunista Voce Proletaria, n.123, ottobre 1997)

Già 80 anni ! Il 25 ottobre 1917 la borghesia russa ed i proprietari terrieri persero il potere. Mezzo secolo dopo la Comune di Parigi, un "governo della classe operaia" nacque sulle rovine del dispotismo zarista. Quel giorno il governo borghese di Kerensky fu destituito dal movimento insurrezionale. La sera del 25 ottobre, il II Congresso dei Soviet di Russia si riunì e prese il potere. I bolscevichi furono maggioritari. Questo decise la formazione del "primo governo provvisorio degli operai e dei contadini", che prese il nome di Consiglio dei rappresentanti del Popolo. Questo governo venne presieduto da Lenin e fu formato da dirigenti bolscevichi.

Il nuovo Stato sorto dall'Ottobre non fu più uno stato borghese, esso rappresentò un potere inedito: il potere dei Soviet, la dittatura rivoluzionaria del proletariato. Ed il cammino che la rivoluzione russa percorse dopo la presa del potere dal 1917 al 1923 non fu meno faticoso e tortuoso della sua lunga marcia verso il potere (dal 1905 al 1917). Essa costituì il primo vero colpo violento contro la vecchia società ed i primi passi di una rivoluzione proletaria vittoriosa. Per questo motivo essa ha dovuto imparare molto. Essa è stata estremamente imperfetta, i suoi errori furono incredibilmente numerosi e la controrivoluzione borghese riuscì infine ad imporsi. Ma non è questo l'essenziale, il suo merito indiscutibile, la sua fondamentale opera storica è semplicemente il fatto di essere avvenuta. Come si è arrivati a ciò ?

 

Da Una Rivoluzione All'Altra (dal gennaio 1905 al febbraio 1917)

1905-1907 - Nel 1905 avvenne la prima rivoluzione borghese russa. Essa segnò l'assalto iniziale delle masse contro lo zarismo. Dopo la sua sconfitta i menscevichi e i socialisti rivoluzionari si opposero al partito bolscevico e a tutto il movimento rivoluzionario superando il contesto borghese delle trasformazioni democratiche.

Durante la rivoluzione del 1905 i Soviet dei deputati operai apparirono per lo più nelle grandi città. Riunirono i delegati delle fabbriche e delle officine e costituirono un'inedita organizzazione politica di massa della classe operaia. Il 13 ottobre 1905 venne eletto a San Pietroburgo il primo Soviet dei deputati operai, quindi, la notte stessa, seguì quello di Mosca.  L'influenza dei Soviet crebbe rapidamente.  Sebbene si costituissero spesso spontaneamente, senza regolarizzazione né ufficialità e la loro composizione fosse abbastanza eterogenea, i Soviet agirono come sistema di potere. D'autorità, istituirono la libertà di stampa, invitarono il popolo a non pagare più le imposte al governo zarista, talvolta confiscarono il denaro del governo destinandolo alle necessità dell'insurrezione rivoluzionaria. Dunque i Soviet rappresentarono allo stesso tempo gli organi dell'insurrezione armata e l'embrione di un nuovo potere rivoluzionario.

La rivoluzione russa presenta un doppio carattere che guida il complesso groviglio delle due tappe della rivoluzione:

la rivoluzione democratica essenzialmente contadina e la  rivoluzione proletaria.

Fin dal luglio 1905, Lenin lanciò la parola d'ordine della "dittatura democratica rivoluzionaria del proletariato e dei contadini".

1914-1916 - Il primo conflitto imperialista mondiale. Nell'agosto 1914 la Russia zarista entrò in guerra a fianco dell'Inghilterra e della Francia. Durante il macello imperialista, la socialdemocrazia europea si divise in due tendenze radicalmente inconciliabili: da una parte il sostegno nazionalista alla propria borghesia imperialista, dall'altra l'internazionalismo del proletariato. Il partito bolscevico fu il solo partito socialdemocratico a difendere in blocco il disfattismo rivoluzionario. Vale a dire l'internazionalismo, la fratellanza, la lotta per la disfatta ed il rovesciamento della propria borghesia nella guerra imperialista. I bolscevichi furono anche i soli a rompere nettamente e risolutamente con i "social-sciovinisti" che sostenevano la loro borghesia e tradivano la rivoluzione mondiale. Alla fine del 1916, la Russia diventò ingovernabile. Con la crisi politica gli scioperi assunsero una maggiore ampiezza (un milione di scioperi nel 1916), l'agitazione vinse sull'esercito e l'approvvigionamento delle città fu reso problematico dall'afflusso di rifugiati. Il regime era ormai screditato ed allo stesso tempo indebolito.

 

Il "Dualismo di Potere" e lo Sviluppo dei Soviet (dal febbraio all'ottobre 1917)

In questo periodo, la borghesia russa mantenne il potere dello Stato, ma non  poteva sperare di conservarlo a lungo. Da parte loro, le masse sempre più folte degli operai, dei contadini e dei soldati, organizzate spontaneamente nei Soviet, non riuscivano ancora a conquistare il potere politico.

Febbraio-marzo 1917 - La situazione era caratterizzata dall'intrico tra le due fasi della rivoluzione: il declino della dominazione borghese e lo sviluppo della dittatura rivoluzionaria del proletariato e dei contadini (il potere dei Soviet). Questa situazione di "dualismo di potere", dal marzo all'ottobre 1917, era molto instabile. A Pietrogrado e a Mosca il potere era effettivamente in mano agli operai e ai soldati. Ma rimase irrealizzato poiché la borghesia grazie alla mediazione dei S.R [Socialisti rivoluzionari, ndT] conservò un sostegno politico e dunque il potere dello Stato.

Marzo-maggio 1917.  La tattica bolscevica sì basava sull'analisi di Lenin secondo cui la rivoluzione democratica borghese già nel marzo 1917 era finita. I compiti rivoluzionari erano quindi:

·    realizzare la trasformazione della rivoluzione democratica in rivoluzione proletaria;

·  assicurare il ruolo dirigente del proletariato nella rivoluzione e sviluppare l'iniziativa rivoluzionaria dei contadini.

Questa tattica presupponeva innanzitutto che i bolscevichi diventassero maggioritari nei Soviet operai ma senza per questo “prendere il sopravvento” sul movimento contadino. In aprile il partito bolscevico lanciò tre parole d'ordine che le masse fecero proprie in breve tempo:

Abbasso la guerra - Abbasso il governo provvisorio - Tutto il potere ai Soviet!

Marzo-ottobre 1917. A partire dal febbraio 1917, i Soviet dei deputati operai e dei soldati (si trattava principalmente di contadini mobilitati nell'esercito) rappresentavano gli organi del potere popolare e materializzavano l'alleanza tra il proletariato ed i contadini. In poche settimane, nel marzo 1917, centinaia di Soviet, migliaia di comitati di fabbrica e di quartiere e di milizie delle “guardie rosse” operavano nelle città. Altrettanti furono i luoghi di dibattito, di iniziative, d'espressione e di azione politica di massa. Operai, soldati, contadini, intellettuali, donne, giovanissimi, mussulmani o armeni indirizzavano ai Soviet migliaia di mozioni, petizioni e rivendicazioni.

In aprile e giugno a Mosca e a Pietrogrado durante le manifestazioni apparsero le prime parole d'ordine bolsceviche:

Àbbasso la guerra - Abbasso il governo provvisorio – Viva  il controllo operaio - Tutto il potere ai Soviet !

In Russia il numero dei Soviet era stimato a 400 nel marzo 1917, a 600 in agosto ed a 900 in ottobre. Questo vasto movimento fu in gran parte spontaneo e frutto dell’azione dei militanti menscevichi e soprattutto bolscevichi. Per i menscevichi ed i S.R., i Soviet non erano altro che organi di combattimento e di propaganda, ed i comitati di fabbrica adempivano essenzialmente a compiti di tipo sindacale. Al contrario, per i bolscevichi i Soviet ed i comitati di fabbricafurono anche e soprattutto organi del nuovo potere politico - come durante la prima rivoluzione borghese del 1905, tendendo di fatto sempre più a trasformarsi in organi di potere locali - essi elessero i loro delegati ai Soviet delle regioni e dei “governi” (province) ed al congresso dei Soviet - ad esempio il Soviet di Pietrogrado che in Russia godeva di grande autorità si bolscevizza con sempre maggiore rapidità a partire dai comitati di fabbrica.

Durante tutto questo periodo il movimento dei Soviet fu essenzialmente proletario. Lo fu anzitutto per la sua base sociale. La principale base di classe e di organizzazione sulla quale si appoggiò e si sviluppò la bolscevizzazione dei Soviet delle città fu costituita dai comitati di fabbrica. Poi, sempre più, grazie alle posizioni rivoluzionarie proletarie dei Soviet operai.

L'influenza dei bolscevichi in seno ai Soviet operai si sviluppò dal febbraio al luglio 1917, dapprima lentamente, poi con una velocità fulminea.

I contadini ed i soldati -  (Essenzialmente contadini strappati ai loro villaggi) costituivano la seconda componente del movimento dei Soviet.

I contadini propriamente detti erano presenti ma con crescente reticenza in questo movimento - quando lo costituiscono. Certamente la classe contadina si muoveva e si organizzava fin dalla primavera 1917, ma il centro di gravità della sua organizzazione era rappresentato dal sistema dei comitati agrari. Questi comitati agrari erano costituiti lontano dai villaggi, a livello provinciale, di circoscrizione e di distretto. Essi erano controllati dalla piccola borghesia "rurale" costituita dagli agronomi, maestri elementari, dirigenti di cooperative e lavoravano con il governo provvisorio. L'influenza politica dei S.R. di destra in seno ai comitati agrari era massiccia e questa situazione non migliorò prima di ottobre. Per esempio nell'ottobre 1917 l'immensa maggioranza dei Soviet contadini esistenti si pronunciò contro la partecipazione al Congresso dei Soviet. Le masse contadine non si ponevano il problema del potere. La loro azione era essenzialmente orientata verso l'espropriazione diretta delle terre, la spartizione delle grandi proprietà dei proprietari fondiari dello Stato zarista e del clero. A partire dal maggio 1917, il movimento di massa contadino si radicalizzò prendendo ampiezza. Dal maggio all'ottobre 1917 i contadini stessi risolsero la questione della terra con migliaia di rivolte spontanee per la spartizione e l'espropriazione. Posero Così, direttamente, le condizioni oggettive della Rivoluzione d'Ottobre. Il partito bolscevico si accinse quindi a sostenere il movimento insurrezionale di massa dei contadini. Tra giugno e settembre, le parole d'ordine del partito bolscevico penetrarono rapidamente tra le masse operaie e, alla fine di settembre 1917, i bolscevichi erano maggioritari nella classe operaia russa. Dalle “giornate di luglio” a settembre, i bolscevichi raggiunsero la maggioranza nei comitati di fabbrica e di quartiere e nei Soviet delle città.

L'Insurrezione di Ottobre

Agosto-settembre 1917 - A partire dall'estate 1917 il partito bolscevico rappresentò un partito di massa influente che nei Soviet e nelle amministrazioni vinceva ormai le elezioni, una dopo l’altra.  Alla fine di settembre 1917 il Soviet dei deputati degli operai e dei soldati era ancora presieduto dai menscevichi a dai S.R., ma questi ne avevano perduto il controllo. La crisi era matura ! Al congresso dei Soviet i bolscevichi, sostenuti da alcuni S.R. di sinistra, divennero maggioritari. La parola d'ordine Tutto il potere ai Soviet ! divenne realtà.

Ottobre 1917 - Di fatto l'insurrezione d'ottobre non fu che il risultato della volontà del proletariato rivoluzionario di prendere l'iniziativa e di "colpire all'improvviso". Lo stesso scontro armato fu quasi simbolico. L'insurrezione armata degli operai, dei soldati e dei marinai di Pietrogrado (capitale della Russia) diretta dal partito bolscevico trionfò quasi simultaneamente a Mosca e nei grandi centri urbani. Il primo atto del nuovo potere dei Soviet consistette nel dare inizio a delle trattative immediate in vista di una pace "giusta e democratica" e nell'adottare il "decreto sulla terra" che abolì la proprietà delle terre dei grandi proprietari fondiari. Poi, dal novembre 1917 all'aprile 1918, il governo sovietico fece seguire a tappe forzate le leggi ed i decreti. Instaurò il Controllo operaio, la nazionalizzazione della banche e della terra, la creazione di cooperative di consumo, la sospensione dei dividendi agli azionisti delle società anonime, l'annullamento dei prestiti politici, il monopolio di Stato del commercio estero, ecc. In questo e in altri modi la lotta di classe, la lotta per il potere politico, continuerà sotto la dittatura del proletariato con ancora maggiore asprezza: guerra civile, lotta contro i contadini ricchi ed agiati, lotta ideologica nel seno stesso del partito bolscevico e dello Stato sovietico, ecc.

 

Scheda

Bolscevichi/Menscevichi – Maggioranza/ Minoranza

I menscevichi rappresentavano la corrente riformista del P.O.S.D.R.  Essi furono messi in minoranza dai bolscevichi nel 1907. Come i bolscevichi, i menscevichi si richiamano al marxismo, ma, come i S.R., si rifiutano di riconoscere la possibilità di una rivoluzione proletaria in Russia.

P.O.S.D.R. : Partito operaio socialdemocratico di Russia.

P.O.S.D.R. (b) : Partito operaio socialdemocratico di Russia (bolscevico).

S.R.: Socialisti rivoluzionari (membri del partito socialista rivoluzionario).

I S.R. costituiscono la corrente più importante di una tendenza politica che pretendeva di unificare tutti i "lavoratori" sotto la direzione formale della classe contadina e che, come i menscevichi, lasciavano così il potere alla borghesia.

Dopo il febbraio 1917, i S.R. si dividono in S.R. di destra e S.R. di sinistra; questi ultimi dall'ottobre 1917 al luglio 1918 collaborarono momentaneamente con i bolscevichi.

Soviet: consiglio operaio e contadino. Assemblea popolare permanente di base, distinta da sindacati e assemblee di sciopero.

 

Scheda

La Russia Zarista del 1910-1913

In una Russia capitalista economicamente e politicamente arretrata, in cui la classe contadina costituiva la stragrande maggioranza, la classe operaia era largamente maggioritaria. Nel 1913, la Russia contava all'incirca 11 milioni di operai, cioè il 14% della popolazione, di cui 3 milioni di operai dell'industria fortemente concentrati in alcuni grandi centri urbani, mentre i contadini rappresentavano circa il 67% della popolazione, di cui l'85% si trovava in condizioni di povertà.

L'imperialismo russo aveva un doppio carattere. L'espansione industriale della Russia si basava ancora in larga misura su una "accumulazione primitiva" (espropriazione progressiva dei contadini) di cui lo zarismo è lo strumento, ma il capitale finanziario a Mosca e a Pietrogrado era già sviluppato e gli investimenti e la penetrazione dell'imperialismo anglo-francese nell'industria, pacifici.

La Russia con le sue specificità costituiva l"'anello più debole della catena imperialista" e questo, non solo grazie alla sua particolare "arretratezza economica", ma anche a causa di una convergenza esplosiva di contraddizioni sul piano economico (convivevano modi diversi di produzione e forme di sfruttamento di massa praticate dai proprietari terrieri dai capitalisti russi e dal capitale straniero),  politico (il regime di oppressione dell'autocrazia zarista e la miseria di larghi strati proletari) ed ideologico (situazione di crisi acuta sullo sfondo della guerra imperialista).

Scheda

Il Programma del Partito Bolscevico dall'Aprile 1917 all’Ottobre 1917

Le Tesi di Aprile (4 aprile 1917)

Tra i 10 punti delle sue tesi in cui il programma riconduce tutto alla lotta per la preponderanza dei deputati operai, dei salariati agricoli, dei contadini e dei soldati all'interno dei Soviet,  Lenin definì i compiti immediati del proletariato:

- La lotta contro la guerra,  e la fratellanza, nessun sostegno al governo provvisorio, i Soviet erano la sola forma possibile di governo rivoluzionario.

- La Repubblica dei Soviet dei deputati operai, dei salariati agricoli e dei contadini.

- La soppressione della polizia, dell'esercito (permanente) e del corpo degli impiegati statali.

- La confisca di tutte le terre dei grandi proprietari fondiari, la nazionalizzazione nel paese di tutte le terre mettendole a disposizione dei Soviet locali dei deputati, dei salariati agricoli e dei contadini.

- La fusione di tutte le banche in una banca nazionale unica.

- Il controllo operaio nelle imprese.

Il "decreto sulla terra" (26 ottobre 1917) mette in atto una politica radicalmente diversa rispetto alle tesi di aprile.

- Le terre  dei semplici contadini e dei semplici cosacchi non furono confiscate. La confisca del bestiame non colpì i piccoli contadini.

A tutti i cittadini   (senza distinzione di sesso) dello Stato russo che desideravano sfruttare la terra con il loro lavoro, con l'aiuto delle loro famiglie o in società, fu concesso l'usufrutto della terra. Il lavoro salariato fu vietato. L'usufrutto della terra doveva  essere uguale per tutti.

(traduzione a cura di una compagna prigioniera politica e di un compagno prigioniero politico, Opera)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Elementi di Storia del Movimento Comunista Internazionale

di Jean Labeil

La Rivoluzione Sovietica

2a parte: Tutto il Potere ai Soviet ?

(traduzione dal francese da “Partisan”, organo dell’Organizzazione Comunista Voce Proletaria, n.124, novembre 1997)

Dopo l'Ottobre, il periodo rivoluzionario che va dal 1917 al 1921 è marcato dalla continuazione e dall'acutizzarsi della lotta di classe. Il nuovo potere dei Soviet si trovò di fronte a innumerevoli difficoltà, nuove e ben più ardue della presa del potere. "Ecco - ironizzò Lenin - che è un po' più difficile che dare prova di eroismo per qualche giorno […]  limitandosi ad un breve guizzo: l'insurrezione contro questo mostruoso imbecille di Romanov (lo Zar) o contro questo fanfarone cretino di Kerensky (Primo ministro prima dell'Ottobre). L'eroismo di un lungo ed ostinato lavoro di organizzazione su scala nazionale è infinitamente più difficile rispetto all’eroismo degli insorti si colloca molto più in alto."

 

La Dittatura Rivo1uzionaria: Capitalismo di Stato e Controllo Operaio (Ottobre 1917- Giugno 1918)

Ottobre-novembre 1917

Il controllo operaio

La sera dell'insurrezione di Ottobre, la dittatura si concretizzò nelle prime misure economiche e politiche del programma del partito bolscevico. Il potere dello Stato era esercitato dal Consiglio dei commissari del popolo ("il governo provvisorio degli operai e dei contadini") presieduto da Lenin. Un governo di coalizione composto da 11 bolscevichi e da 7 S.R. di sinistra fu costituito nel dicembre l9l7 e rimase in carica fino alla fine di febbraio del 1918. Successivamente fu il comitato centrale del partito bolscevico ad esercitare direttamente il potere governativo. Il governo rivoluzionario provvisorio espropriò un certo numero di imprese industriali e commerciali, ma la priorità non venne data all'estensione delle nazionalizzazioni e delle espropriazioni. Non si trattava "di introdurre il socialismo", ma di consolidare il nuovo potere proletario al fine di costruire un capitalismo di Stato sotto il regime dei Soviet operai e contadini e per l'organizzazione del controllo operaio. Durante questa tappa transitoria i comitati di fabbrica assunsero un ruolo di controllo e non di direzione: la classe capitalista rimase in possesso di una parte dei mezzi di produzione che vennero tutti sottomessi al controllo dello Stato sovietico come loro intermediario. Questa politica permise al capitalismo di Stato di svolgere un ruolo importante: ad essa dovette seguire una politica di regolamentazione della produzione attuata dagli operai. L'attuazione del controllo operaio si scontrò immediatamente con una grande quantità di difficoltà e di contraddizioni. Lo sviluppo concreto della lotta di classe nel corso del 1917 in effetti ha definito il problema del controllo operaio come sviluppo del movimento dei comitati di fabbrica in cui militavano tutte le correnti operaie rivoluzionarie (S.R. di sinistra, anarchici, bolscevichi, ecc.). Durante le settimane che seguirono alla presa del potere, il partito bolscevico tentò di trasformare le differenti attività politiche di migliaia di comitati di fabbrica in un controllo operaio coordinato e centralizzato. Il compito non era facile poiché con l'aumento dei comitati di fabbrica si sviluppava la tendenza a consolidare ogni fabbrica come un'unità di produzione autonoma e indipendente proprietà collettiva degli operai stessi, che decideva, essa stessa, la propria quantità di produzione, gli acquisti, i prezzi ecc. Beninteso, al contrario, il controllo operaio presupponeva certamente il dominio sociale della classe operaia nel suo insieme sui mezzi di produzione. I poteri locali atomizzati e "concorrenti" dei comitati di fabbrica dovettero subordinarsi ad un coordinamento comune, specie nelle unità di produzione industriale. Senza un'organizzazione centralizzata, però il coordinamento non poteva che svilupparsi in modo anarchico attraverso il mercato e la concorrenza tra le diverse branche industriali e le varie fabbriche. Praticamente, l'organizzazione centralizzata finì per portare alla paralisi della produzione.

Ora è giusto passare al periodo dell'inverno 1917-1918. Agli occhi di molti operai l'istituzione di un controllo centralizzato risultò come una specie di "confisca del potere" che loro stessi avevano strappato alla borghesia. Questo "egoismo d'impresa", che si appoggiava sull'ideologia piccolo borghese, fu incoraggiato dai menscevichi, dagli anarchici e dalle reticenze di certi bolscevichi. Una parte della classe operaia fu così spinta a difendere l'autonomia dei comitati di fabbrica come quella dei "comitati di stazione" nelle ferrovie. La concezione anarcoide dell’"autogestione", propria delle correnti anarchiche del controllo operaio, s'oppose allora alla concezione centralistica dei bolscevichi. Di fatto, il decreto sul controllo operaio che avrebbe dovuto essere promulgato il 26 ottobre 1917 non venne adottato che il 14 novembre 1917. Nel sistema dei Soviet fu incluso il controllo operaio. I comitati o consigli di fabbrica furono anche subordinati al controllo delle istanze superiori a livello locale, di provincia o di regione ed il decreto prevedeva l'istituzione di un consiglio del controllo operaio all'apice di questo apparato di controllo. La collocazione dei comitati di fabbrica (emanazione diretta dei lavoratori) e dell'apparato sindacale (struttura centralizzata) nell'organizzazione del controllo operaio costituì un'altra fonte di difficoltà e di conflitti nella classe operaia e nel partito.

 

Novembre 1917- giugno 1918

Tutto il potere ai Soviet ?

"Il controllo operaio è il controllo dello Stato sovietico e non una molteplicità di controlli dispersi" spiegava Lenin. In breve, i comitati di fabbrica furono così integrati nel controllo operaio "nazionalizzato" e persero in pratica ogni autonomia. Al consiglio del controllo operaio dell'inizio del 1918, i cinque rappresentanti del consiglio dei comitati di fabbrica si trovarono ad essere ultra-minoritari di fronte ai rappresentanti delle federazioni sindacali che ne erano di fatto possessori. Inoltre, davanti alla necessità di rifornimenti centralizzati il partito bolscevico assegnò sempre più potere al consiglio superiore dell'economia nazionale che poco a poco "duplicò" il sistema di controllo operaio.

Parallelamente, a partire dal gennaio 1918, il comitato centrale esecutivo dei Soviet si trovò, nei fatti, totalmente privato del potere esecutivo a tutto vantaggio del governo, ossia degli organi dirigenti del partito bolscevico. Esso si trasformò quindi in un semplice strumento di ratifica di decisioni delle quali non aveva nemmeno l'iniziativa.

Nel marzo 1918, il partito bolscevico lanciò la parola d'ordine generale del momento, centrata sui compiti di gestione e amministrazione:

 

·    Organizzare il censimento ed il controllo nelle imprese dove i capitalisti erano già stati espropriati.

·    Aumentare la produzione e la produttività del lavoro, introdurre in modo pratico e mettere alla prova il salario a cottimo; applicare i numerosi elementi scientifici e progressivi richiesti dal sistema di Taylor ecc.

·    Organizzare l'emulazione.

·    Concedere che venissero pagati ad un prezzo molto elevato i "servizi" dei migliori specialisti borghesi:

“(…) questa misura è un compromesso, in qualche modo un abbandono dei princìpi della Comune di Parigi (…)”

·    Rinforzare la disciplina, in particolare la disciplina del lavoro: le masse devono “(…) obbedire senza riserve alla volontà unica dei dirigenti del lavoro”.

 

Molto presto quindi, fin dal 1918, la Rivoluzione sovietica si riscontrò concretamente e praticamente nella realtà di una dittatura esercitata per il proletariato da parte del partito bolscevico. I Soviet, che dovevano costituire gli organi di governo della classe operaia furono in realtà degli organi di governo per i lavoratori esercitati dallo strato più avanzato del proletariato e non dalle masse. Questa situazione fu denunciata dagli anarchici e dai "comunisti di sinistra" nel partito bolscevico. In presenza della dittatura del proletariato, questo processo di "deriva" del potere politico dei Soviet verso il partito (a vantaggio dei suoi organi dirigenti in particolare) era per certi aspetti naturale ed inevitabile. Ma nella Russia del 1917-1918 esso si determinò assai rapidamente ed in modo incontrollato. Il partito bolscevico non riuscì a dominarlo e le sue conseguenze nella burocratizzazione del partito e dello Stato sovietico furono considerevoli. Appena sorto il potere dei Soviet era in effetti attaccato su tutti i fronti ed era già in pericolo di morte permanente. In pratica il proletariato era condannato a non esercitare più di tanto la sua dittatura se non che "per procura”: gli apparati dello Stato sovietico (Soviet dei conmissari del popolo, Armata rossa, Ceca, sindacati ecc.) non sono sotto il controllo politico dei Soviet e viceversa  l’indebolimento dell'attività dei Soviet iniziato nella primavera 1918 conobbe una accelerazione durante il "comunismo di guerra". Nelle condizioni di inizio della guerra civile in cui prevaleva la parola d'ordine "tutti al fronte" il controllo operaio finì per disintegrarsi, i comitati di fabbrica si scioglievano un po' alla volta svuotati dei loro elementi più combattivi e politicizzati. All'inizio dei 1919 essi non erano altro che un ricordo: gli operai più attivi erano stati assorbiti dai comitati politici in seno al partito, ai sindacati, e/o dagli apparati dello Stato. Si arruolarono in massa, soprattutto nell'Armata rossa, nelle milizie o nella Ceca.

Il Periodo del "Comunismo di Guerra”' (Giugno 1918 - Marzo 1921)

Fin dal maggio 1918 iniziò la guerra civile: il blocco e l'intervento militare imperialista alleato alle insurrezioni delle armate bianche e, fin dalla fine del 1921, le rivolte contadine; la crescita è onnipresente e continua dal 1917 al 1921.

 

Giugno 1918 – Dicembre 1920

Il “comunismo di guerra”

A partire dal giugno 1918 la guerra civile costrinse il partito bolscevico a modificare la sua politica. Il "comunismo di guerra" regolamenta la produzione ed il consumo come dentro una “fortezza assediata”. Esso organizza la guerra sul fronte e stabilisce: 1. la guerra per la produzione: una accresciuta concentrazione dei poteri della decisione economica e politica, la costituzione di grandi unità di produzione e l'incremento della produttività del lavoro;

2. la guerra per il grano: l'accelerazione della sostituzione delle forme di ripartizione e di scambio esistenti sul mercato con altre forme il cui funzionamento era assicurato dallo Stato (approvvigionamento, censimento e controllo ecc.)

Per rispondere alla necessità del "comunismo di guerra” lo Stato sovietico si militarizza e si prende, con le buone o le cattive, tutto ciò che era recuperabile dall'apparato dello Stato zarista, come anche tra i tecnici e gli specialisti dei vecchio regime borghese. Così l'Armata rossa organizzata da Trotsky dal marzo 1918 si costituì in gran parte sulla base del vecchio apparato militare. Il suo comando era in parte assicurato da ufficiali rivoluzionari che venivano dalla gavetta, ma comprendeva anche numerosi ufficiali dell'armata zarista. Trotsky, come del resto l'insieme della direzione bolscevica, aveva una visione puramente "tecnica", apolitica, dei problemi militari. Le vittorie militari della giovane Armata Rossa cui la classe operaia   contribuì  in massa attestarono il totale trionfo del proletariato sui suoi vecchi maestri. Ma questa guerra civile mortale durata quasi 4 anni esaurì le energie, dissanguò le forze rivoluzionarie e bloccò le possibili avanzate verso il socialismo: tutte le sue forze furono concentrate sul fronte militare, il proletariato fu costretto ad allontanarsi dalla lotta economica politica ed ideologica verso il socialismo. Per il partito bolscevico e lo Stato sovietico tutto si svolse in effetti come se le misure amministrative compiute potessero sostituirsi al movimento rivoluzionario delle masse.

Durante il "comunismo di guerra" la militarizzazione dell'economia e della società sovietiche rafforzò il ruolo già dominante del capitalismo di Stato. Si svilupparono poco a poco in seno al partito ed allo Stato i germi di un gruppo sociale  dal contorno dapprima incerto ma preciso quanto al suo ruolo ideologico e politico e alla sua collocazione nella divisione sociale del lavoro; la direzione e l'amministrazione dell'economia dall'alto in basso (dalle commissioni e dai gabinetti ministeriali al più piccolo laboratorio di produzione). Questo nascente strato borghese prese forma nell'amministrazione, tra i funzionari, gli "specialisti tecnici" ed altri "esperti riunitisi" al nuovo regime, ma anche presso i responsabili degli organi dirigenti del partito, dei sindacati e dei Soviet stessi. Esso iniziò ad avere un ruolo crescente in seno agli organismi di direzione e di apparato dello Stato sovietico come in seno allo stesso processo di produzione: si trattava, a breve scadenza, di un rischio di dominio burocratico sui Soviet, sui sindacati e più in generale su tutti gli organismi di massa.

Nell'ottobre 1919, all'indomani della prima epurazione del partito, il PC(b)R era composto per il 52% da operai (vale a dire che questo è stato ad un certo punto il loro peso), per  il l5% di"contadini" (si trattava spesso di membri del partito che vivevano nelle campagne) e per il 32% di impiegati ed altri. Circa il 27% di loro erano dell'Armata Rossa (responsabili politici e militari), più del 53% erano funzionari del governo, l'8% erano funzionari di partito e dei sindacati e l'11% erano impiegati dell'industria (numerosi vi svolgevano funzioni amministrative o di direzione).

Dicembre 1920 - marzo 1921

Il "fronte contadino", la scomposizione del proletariato.

Per i contadini sovietici quello apertosi dall'inizio del 1918 era un doppio fronte militare. Essi in effetti si battevano su due fronti contemporaneamente: con i rossi contro i bianchi che volevano rendere la terra ai proprietari fondiari; contro i rossi, poi, per mantenere il grano che i "distaccamenti" venivano a prelevare. Dall'autunno 1920 alla primavera 1922, avvennero decine di insurrezioni armate e rivolte contadine più o meno organizzate. Il bilancio economico e sociale di questo periodo fu estremamente pesante. Intere regioni agricole furono devastate e saccheggiate, i contadini (ricchi, agiati e medi) nascosero il grano limitandone la produzione, inoltre il blocco delle materie prime disorganizzò l'industria ecc. Per la classe operaia che aveva sopportato frontalmente lo shock della guerra civile, il prezzo della sua vittoria si rivelò terribilmente elevato. La guerra, la carestia ed il ritorno alle campagne come conseguenza della disorganizzazione dell'industria ridusse di fatto il numero degli operai. Negli anni 1919-1922 si assistette ad una parziale disintegrazione del proletariato: tra il 1917 ed il 1922 diminuì di più della metà il numero degli operai dell'industria. Durante la guerra civile la classe operaia si decompose e trasformò profondamente, essa non aveva più granché a vedere con quella del 1917, né fisicamente, né politicamente, né ideologicamente. Il proletariato era allo stesso tempo divenuto "introvabile" sia quantitativamente - come classe sociale – che qualitativamente, in quanto classe rivoluzionaria.

Fu in tale contesto che si collocò la grave crisi politico-militare dell'inverno 1920-1921. Inoltre rivolte insurrezionali dei contadini, molti scioperi operai brevi ed isolati, scoppiarono durante il febbraio 1921, specialmente a Mosca, Pietrogrado, Smolensk ed in altri centri industriali (bacino carbonifero del Don). Questi scioperi esprimevano essenzialmente il malcontento e lo smarrimento della classe operaia che pativa la mancanza insopportabile di provviste. A Pietrogrado, le sospensioni dal lavoro durano 4 giorni, dal 24 al 28 febbraio ed il segnale di ripresa viene dato dalle officine Pontilov, la "fortezza operaia" di Pietrogrado, dopo il miglioramento delle provviste (con prelevamenti dagli stock dell'Armata Rossa).

L'insurrezione di Kronstadt del marzo 1921 costituisce il momento culminante e l'avvenimento simbolico di questa grave crisi. Tuttavia anche in tale situazione (della primavera 1921) la sanguinosa repressione militare dell'insurrezione di Kronstadt attuata dalle forze speciali della Ceca fu sproporzionata. Infatti il margine di negoziato con il comitato rivoluzionario provvisorio composto di anarchici, S.R di sinistra e bolscevichi era sempre rimasto sufficiente. Kronstadt rappresenta una manifestazione di debolezza del partito bolscevico e del proletariato rivoluzionario.

Crollava, allo stesso tempo, la speranza di una rivoluzione imminente in Europa occidentale. Dal 1917 al 1923 ci furono molte situazioni rivoluzionarie, insurrezioni armate (1talia, Germania, ecc.) e l'instaurazione di brevi repubbliche dei consigli (Baviera, Ungheria), ma furono tutte schiacciate.

 

Scheda

La guerra civile.

Per circa 4 anni (maggio 1918 fino alla fine del 1921) la guerra civile iniziata con il sollevamento di Kornilov vide la mobilitazione contro la repubblica dei Soviet di una serie di movimenti armati. Le prime campagne dell’ammiraglio Kolcak (dal novembre 1918 al febbraio 1919) furono schiacciate abbastanza rapidamente dalla controffensiva delle masse operaie appoggiate dai distaccamenti di Kronstadt e di tutta la giovane Armata Rossa.  Nell’ agosto 1918 i contingenti anglo-canadesi occuparono Bakov mentre unità franco-inglesi sostenevano il governo di Kolcak ed appoggiavano le retrovie della armata bianca di Denikine. Nel giugno 1919 le campagne militari di Denikine e poi del barone Wrangler nel 1919-1920 furono le più pericolose. Nel settembre 1919 il sollevamento di Denikine partito dall’ovest dell’Ucraina raggiunse Orel (a 300 Km da Mosca). Appena il suo esercito fu respinto egli cedette il comando a Wrangler che nel marzo 1920 contrattaccò a partire dalla stessa regione. Nel novembre 1920 il suo corpo d’armata venne finalmente schiacciato a Sebastopoli mediante l’azione congiunta dell’Armata Rossa e dell’armata dell’Ucraina (l’esercito dell’Ucraina) e dell’autorganizzazione delle masse costituitesi in gruppi di partigiani armati. A partire dall’autunno 1920 si costituirono in Siberia occidentale e nelle province del Tambov e di Voronej decine di eserciti contadini insurrezionali; nel gennaio 1921 l’esercito contadino di Tambov contava su 50.000 combattenti circa. Queste insurrezioni e rivolte contadine non saranno definitivamente eliminate che tra la fine del 1921 ed il corso del 1922.

Dal 1918 alla fine del 1922 la guerra civile, le epidemie, la carestia ed il freddo          fecero 7.500.000 morti mentre la guerra imperialista ne aveva fatti meno di 2.000.000.

 

Scheda

Chiarimento

Un lettore libertario ci scrive a proposito dell’articolo precedente Tutto il potere ai Soviet ! (Numero di ottobre di Partisan): “A leggere il vostro articolo gli anarchici non avrebbero giocato alcun ruolo nella rivoluzione russa. Voi credete seriamente che i bolscevichi siano stati i soli a battersi all’epoca ?” La critica di questo lettore è giustificata. L’articolo evidenzia in effetti due caratteristiche importanti del movimento operaio rivoluzionario russo dal 1905 al 1917 e in seguito.

1.      La diversità delle correnti politiche che lo compongono ed in primo luogo gli anarchici, particolarmente attivi nei comitati di fabbrica, nei Soviet e durante l’insurrezione di ottobre (a Pietrogrado e a Mosca per esempio). Passare sotto silenzio il ruolo rivoluzionario delle correnti anarchiche e anarco-sindacaliste può far pensare che il partito bolscevico rappresentasse la sola unica forza politica organizzata, dirigente, durante la rivoluzione d’Ottobre  ma non è così.

2.      Le diversità delle posizioni politiche in seno al partito bolscevico stesso, molto meno "monolitico" di come l’articolo può lasciar intendere.

Precisiamo anche che il “primo governo provvisorio degli operai e dei contadini" formatosi alla sera dell'insurrezione (26 ottobre 1917) era composto unicamente di bolscevichi designati alla direzione del partito.  I  S.R. di sinistra accettarono di entrare nel governo (5 S.R. di sinistra)  solo il 14 novembre 1917.

(traduzione a cura di una compagna prigioniera politica e di un compagno prigioniero politico, Opera)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Elementi di Storia del Movimento Comunista Internazionale

di Jean Labeil

La Rivoluzione Sovietica

3a parte: marzo 1921 – fine 1923

(traduzione dal francese da “Partisan”, organo dell’Organizzazione Comunista Voce Proletaria, n.125, dicembre 1997)

A partire dal 1921, la fine della guerra civile offre alla rivoluzione una tregua militare, ma lascia il paese prostrato. La lotta di classe continua ugualmente accanita, esacerbata dalla potente e visibile crescita della nuova borghesia. Il periodo rivoluzionario che va dal 1921 al 1923 è marcato da lotte decisive e per il potere.  Abbozziamo      un quadro d'insieme della società sovietica dopo 6 anni di rivoluzione.

 

La nuova politica economica (marzo 1921 - aprile 1929)

Con la fine della guerra civile, il crollo della produzione industriale e agricola e la parziale disintegrazione del proletariato sono diventati catastrofici. Nel marzo 1921, il partito bolscevico opera una svolta politica: “La nuova politica economica" (la NEP). Non si tratta più solo di una inflessione politica come ai tempi del "Comunismo di guerra" . La NEP rappresenta un orientamento politico inedito: “a1cune concessioni ed una ritirata", imposte dalla gravità della situazione.

Marzo - settembre 1921

La NEP segna un ripiegamento di cui gli obiettivi immediati sono economici:

· Stimolare la funzione del mercato per tenere buoni i contadini ripristinando al contempo il potere d'acquisto dei salari operai.

· Assicurare una ripresa dell'attività economica sviluppando il capitalismo privato sotto il controllo dello Stato, in un quadro caratterizzato dalla dominazione del capitalismo di Stato.

Dal marzo al settembre 1921, si cerca di avviare la NEP, considerata come un “ritorno” al capitalismo di Stato della primavera 1918. Ossia, per quanto riguarda le novità, la concessione di imprese ai capitalisti, lo sviluppo di cooperative di piccoli produttori e di piccoli capitalisti, l'affitto a un singolo imprenditore capitalista di più imprese industriali, commerciali o miniere appartenenti allo Stato. Non vengono smantellate le precedenti normative del capitalismo di Stato:il reclutamento dei capitalisti e dei tecnici borghesi per dirigere le imprese di Stato, il mantenimento dei rapporti di produzione e della divisione del lavoro capitalista in queste imprese (sistema taylorista "alla sovietica", gerarchia capitalista di potere e dei salari) ecc.

Nell'autunno 1921 divenne vitale mettere al primo posto la NEP onde avviare una regolamentazione statale del commercio e della circolazione monetaria, in particolare della  “libertà di scambio”  (commercio e piccola industria). Queste misure non comportarono alcuna rinuncia al ruolo dominante del capitalismo di Stato, al contrario; si trattava di mettere in atto nuove regolamentazioni statali e di allargare sul mercato gli obblighi amministrativi. Insomma, si tratta di un accrescimento del potere dello Stato sovietico sull'economia in un quadro rigoroso e costante della politica di rafforzamento del capitalismo di Stato perseguita dal 1918. Per Lenin, il capitalismo di Stato russo gestito dal potere dei Soviet non sarebbe stato più "capitalista" nel senso corrente del termine. Sempre più "controllato dallo Stato proletario", esso sarebbe stato "trasformato" in meglio, non avrebbe potuto “spingersi oltre il quadro e le condizioni fissategli dal proletariato, ossia le condizioni vantaggiose per il proletariato”.

Settembre 1921 - fine 1923

La NEP non fu solamente un ripiego dopo il fallimento del "comunismo di guerra". Fu anche un tentativo di mettere in atto una forma duratura di alleanza economica tra il proletariato e la classe contadina sotto la dittatura del proletariato. Con la NEP si profila così una forma di alleanza politica, l'alleanza degli operai e dei contadini. Il Piano cooperativo proposto a partire dal gennaio 1923 si fondava sul principio del libero consenso dei contadini lavoratori: il passaggio alla cooperazione presupponeva l'assenza di costrizioni. Come ottenere questa adesione? Con lo sviluppo industriale (circa 6.600 trattori furono consegnati ai contadini medi nel 1920) e la "rivoluzione culturale" nelle campagne: cultura generale e politica, sostegno dei contadini da parte del proletariato urbano. Nel 1924-25 circa 1,5 milioni di operai delle città partecipavano a queste realtà nei villaggi. Ma nei fatti il Piano cooperativo rimane allo stato progettuale ed i contadini ricchi talvolta ne erano essi stessi i primi beneficiari.

1923-1929

In campo economico la NEP si rivelò un relativo insuccesso per l'agricoltura. Globalmente, la produzione agricola non raggiunse prima del 1925-1927 il livello del 1913. Una cifra evidenzia la misura del problema vitale dell'agricoltura sovietica: nel 1927 la quantità di cereali disponibili sul mercato era ancora la metà di quella del 1913. I rifornimenti delle città restavano un problema di impossibile soluzione.

Se ci si attiene alle sole cifre della produzione industriale, il bilancio della NEP può risultare abbastanza soddisfacente: nel 1926 il livello di produzione del 1913 era stato quasi raggiunto. In realtà, la politica industriale era incoerente. Gli uomini della NEP, come l'insieme dei nuovi capitalisti sovietici, si preoccupavano più dei profitti immediati che degli investimenti a lungo termine. Il ritmo modesto della crescita industriale comportava il persistere di una disoccupazione endemica (almeno 2 milioni di cittadini disoccupati nel 1927).

 

Breve quadro della Rivoluzione russa nel 1923

Alla fine del 1923, dopo sei anni di rivoluzione, un certo numero di caratteri specifici delle lotte di classe in URSS e nella società sovietica erano già evidenti, altri erano invece definitivamente fossilizzati; alcune questioni chiave avevano già preso una direzione ben precisa.  

 

Il proletariato classe "introvabile"

Dal 1918 al 1923 la carestia, la guerra civile, l'intervento straniero e la rivoluzione avevano fatto 12,5 milioni di vittime. E' la classe operaia a soffrire di più. Dissanguata, essa non rappresentava alla fine del 1921 che il 6% della popolazione dell'URSS (di cui meno dell'1% di operai dell'industria). In quanto classe, il proletariato industriale diventò quasi "introvabile". Lenin spiegò: “il proletariato industriale nel nostro paese […], è declassato, vale a dire che esso è stato deviato dal suo percorso di classe ed ha cessato di esistere in quanto proletariato[…]. Dato che la grande industria capitalista è distrutta e che le fabbriche e le officine sono ferme, il proletariato è scomparso”. Un buon numero di vecchi operai sono morti, altri sono stati assorbiti dagli apparati dello Stato (amministrazione, esercito, partito, sindacati ecc.), altri ancora hanno raggiunto la campagna a causa della disoccupazione e della carestia. Contemporaneamente, degli elementi della borghesia e della piccola borghesia urbana hanno infiltrato la classe operaia. Nel 1923 il proletariato russo ha così subito delle profonde trasformazioni. Il partito bolscevico, che nella primavera del 1917 contava nelle sue fila più del 60% di operai, nel 1923 non ne contava che il 44%; più del 97% dei suoi membri vi avevano aderito dopo l'Ottobre e meno del 2% prima del febbraio 1917.

In una società, la solidità della dittatura del proletariato non è determinata principalmente dalla "quantità", né dal numero relativo di operai. Ma il potere politico di una classe si esercita solo nella pratica: è evidente che la "scomparsa fisica" della classe operaia sovietica non poteva mancare di riflettersi sulle sue capacità di esercizio della dittatura. Inoltre, giorno dopo giorno, mese dopo mese, il proletariato è stato inesorabilmente privato, soprattutto nell'amministrazione del suo potere politico (in seno agli apparati dello Stato sovietico) ed economico (rapporti di produzione, divisione sociale del lavoro, organizzazione del processo produttivo ecc.): a causa del persistere delle vecchie abitudini, dei nuovi privilegi, della burocrazia di Stato, insomma, dello strato borghese nascente e dei rapporti borghesi in generale.

I comitati di fabbrica ed i Soviet operai, punta di diamante della rivoluzione d'Ottobre, organi statali della dittatura del proletariato, non esistevano più o non rappresentavano più nulla. Il proletariato era così diventato "introvabile" come classe sociale e come classe rivoluzionaria.

 

Il processo della controrivoluzione borghese in URSS

La borghesia di Stato sovietica era il prodotto della lotta di classe e delle condizioni economiche, politiche e sociali del 1917-1923. Essa era già latente nelle misure messe in atto durante il "comunismo di guerra", per poi prendere forma e consistenza con la NEP. Nel 1918 i bolscevichi sottovalutavano il pericolo di una controrivoluzione degli sfruttatori che non si appropriavano dei mezzi di produzione in modo individuale, privato, ma beneficiandone collettivamente tramite lo Stato sovietico. E questo, nel 1918, era ancora un pericolo potenziale risultante dal ruolo dominante del capitalismo di Stato, che si trasformava naturalmente dopo il 1921 in una tendenza sociale profonda e duratura in via di consolidamento. Nel 1923 la nuova borghesia sovietica (i privilegiati del regime, gli uomini della NEP, tra gli altri), si unì alla borghesia del vecchio regime; essa si costituì, a partire dalla burocrazia di Stato, in uno strato sociale dominante i cui contorni si andavano delineando sempre di più. A partire dall'economia capitalista ereditata dallo zarismo, una controrivoluzione bianca classica avrebbe ristabilito con la violenza i vecchi rapporti borghesi. Dato che la rivoluzione d'Ottobre vittoriosa aveva sostituito la proprietà privata con l'appropriazione collettiva dello Stato, la nuova borghesia non poteva allo stesso modo prendere il sopravvento e ricostruire una classe di proprietari privati. Il processo controrivoluzionario si era dunque sviluppato furtivamente, "amministrativamente", camuffato all'interno dello Stato e nel seno stesso del partito bolscevico, nel suo nome e nel nome del socialismo.

La nuova borghesia che la guidava, marciava così verso il potere senza apparenti conflitti con il proletariato e si basava:

1. Sulla base economica dei rapporti di produzione dominanti del capitalismo di Stato instaurati dopo il 1918, poi rafforzati dalla NEP.

2. Sugli apparati dello Stato, in cui si annidava una classe di proprietari collettivi dei mezzi di produzione.

Nel 1923 la macchina amministrativa dello Stato sovietico si sviluppava sul retaggio dello Stato zarista. Essa rappresentava un gigantesco corpo di funzionari (10 volte quelli del 1913) in continua crescita. Più dei due terzi dei membri del partito occupavano funzioni di "responsabilità" da cui traevano  dei privilegi di classe, una certa autorità e diversi vantaggi materiali.

Questa controrivoluzione non è quindi pacifica. Per riuscire nei suoi scopi essa doveva cancellare tutte le conquiste della rivoluzione ed eliminare parecchie centinaia di migliaia di avversari politici, tanto in seno agli organi di direzione del partito bolscevico, che tra le masse rivoluzionarie (operai dei comitati di fabbrica, dei soviet, dei sindacati ecc.).

Bisognava capire la lezione di tutto questo. La politica messa in atto per distruggere innanzitutto il "nemico principale" (la piccola produzione, il capitale privato) ha sviluppato un "altro" nemico ugualmente pericoloso (il capitale di Stato): il nemico è il capitalismo in tutte le sue forme ed in tutti gli ambiti, economici, politici ed ideologici.

 

La edificazione proletaria della rivoluzione russa: la realtà ed i miti

Per Lenin, nel 1921-1922, questo lavoro si riconduceva in tre punti principali:

1. L'uscita rivoluzionaria dalla guerra imperialista mondiale; denuncia e sconfitta del macello organizzato dalle due fazioni imperialiste guerrafondaie.

2. La creazione del regime dei Soviet, forma di realizzazione della dittatura del proletariato. L'epoca del parlamentarismo democratico borghese era terminata. Un nuovo capitolo si apriva nella storia: l'epoca della dittatura del proletariato.

3. La costruzione delle basi economiche del regime socialista. In questo campo, il principale, l'essenziale non era stato compiuto.

Si può essere più o meno d'accordo con Lenin sui due primi punti, il terzo racchiude le illusioni di un mito coltivato fin dal 1918. La rivoluzione russa fu certamente una rivoluzione proletaria ma essa non poteva in nessun caso delineare davvero la costruzione delle basi economiche del socialismo. Essa ha potuto schiacciare l'assolutismo zarista, le vecchie forme di produzione, ma solo questo;  essa non poteva riuscire ad iniziare la costruzione economica concreta del socialismo in Russia. La sconfitta della rivoluzione in Europa rendeva tra l'altro irrealizzabile l'impresa. Dal 1918 al 1923 l'URSS vide al contrario il costruirsi delle basi economiche di un capitalismo di Stato inedito, spinto e senza maschere.

In sintesi, la situazione oggettiva e la politica del partito bolscevico fanno evolvere il potere dei Soviet verso uno "Stato in senso proprio". Nel 1923 lo Stato sovietico non è socialista; non è uno Stato in via di estinzione; non è neanche lo Stato di una dittatura del proletariato. Pertanto non avvenne nessuna "deformazione" o "deviazione" che avrebbe allontanato la rivoluzione da una mitica "via ideale al socialismo" come affermano per esempio i trotzkisti. La nuova borghesia che si costituì nel 1923 fu il prodotto di una maturazione iniziata fin dal 1918. La presa del potere per questa borghesia non era neanche una fatalità della storia, la sorte della rivoluzione non era già scritta: la sua storia è la storia della lotta di classe in URSS e su scala mondiale. Non è quindi questo l’aspetto essenziale. Malgrado i suoi stessi errori ed insuccessi, la rivoluzione russa rappresenta un'esperienza ben più ricca di quella della Comune di Parigi, un'eredità eccezionale per la lotta del proletariato mondiale contro il capitale. La sua influenza è sempre Così viva e la sua continuità teorica e pratica costituiscono una sorgente inestimabile di insegnamenti più che mai attuali per il movimento operaio rivoluzionario (consigli, controllo operaio, distruzione dello Stato, dittatura del proletariato, ruolo di avanguardia del partito ecc.).

 

 

Scheda

Nomi e sigle

Armata Rossa: da 300.000 uomini nel maggio 1918, gli effettivi dell'Armata Rossa passano a 800.000 uomini alla fine del 1918, poi a 5,5 milioni alla fine del 1920. L'Armata Rossa non è un'armata proletaria, ma un'armata popolare di volontari sotto la direzione politica del partito bolscevico: essa non dipende dai Soviet.

UP: Ufficio politico del Comitato Centrale.

CC: Comitato Centrale di un partito comunista (organo dirigente del PC(b) R).

Kulacco: contadino ricco, il kulacco è un "coltivatore agricolo" generalmente impegnato anche nelle diverse attività capitalistiche o di pura speculazione (affitto di macchine agricole, commercio, usura ecc.). Nel 1922 i kulacchi rappresentavano circa il 7% della popolazione contadina ed il 21% del prodotto agricolo. Nel 1928 essi erano stimati al 4% o 5 %  dei contadini, ma producevano circa il 25% del totale agricolo.

Uomini NEP. Nuovi borghesi provenienti dalla NEP (borghesia burocratica di Stato o nuovi capitalisti dell'industria e del commercio). Gli uomini NEP delle città erano gli alleati di classe oggettivi dei kulacchi dei villaggi e, se i kulacchi vendevano grano allo Stato, a partire dal 1922-23 essi ne vendettero agli uomini NEP !

PC(b)R: Partito Comunista (bolscevico) Russo (nome ufficiale del partito bolscevico adottato al VII congresso nel marzo-aprile 1918).

Consiglio dei commissari del Popolo: “governo degli operai e dei contadini”.

Presieduto da Lenin il primo Consiglio fu composto unicamente da dirigenti bolscevichi. Alla fine del novembre 1917 cinque S.R. di sinistra (socialisti rivoluzionari) partecipavano al governo. Poi, il 12 dicembre 1917  venne formato un governo di coalizione composto da 11 bolscevichi e da 7 S.R di sinistra, che si mantenne in carica fino alla fine del febbraio 1918. Ma l'opposizione totale degli S.R. di sinistra verso la politica bolscevica di "pace separata senza condizioni" condusse alla rottura con il potere sovietico seguito da un tentativo di colpo di Stato (luglio 1918). Ormai il governo presieduto da Lenin era esclusivamente composto da dirigenti bolscevichi. Di regola i suoi membri venivano designati dal Comitato Centrale Esecutivo. In pratica, dal 30 ottobre 1917 il governo emise un decreto (all'inizio provvisorio) con il quale si assumeva il potere legislativo. Il potere governativo (il Consiglio dei commissari)    divenne quindi, di fatto, nelle mani del potere bolscevico e, progressivamente, del suo CC, quindi del suo UP.

Ceca: Commissione straordinaria di lotta contro la controrivoluzione, la speculazione ed il sabotaggio (creata il 20 dicembre 1917, presieduta da Dzerijnski).

La Ceca non dipendeva dai Soviet: era "uno Stato nello Stato". Fino al luglio 1918 essa era largamente nelle mani degli S.R. di sinistra (la vicepresidenza, tra l'altro). Nell'aprile 1918 la Ceca istituì i suoi propri tribunali composti da 3 giudici; a partire dal 17 settembre 1918 essa poteva legalmente condannare ed uccidere senza riferire ai tribunali rivoluzionari. Il 6 febbraio 1922 la Ceca fu sciolta e sostituita dalla GPU.

Consiglio superiore dell'economia nazionale (creato il 14 dicembre 1917).

Durante l'inverno 1917~1918 venne incaricato del controllo operaio. Durante il "comunismo di guerra" si occupò soprattutto dei piani operativi correnti. Il suo ruolo diminuì all'inizio della NEP, poi aumentò dopo il 1925.

Comitato Centrale Esecutivo (organo istituito dal Congresso dei Soviet operai e soldati).

Il Comitato, eletto la sera dell'insurrezione di Ottobre 1917 rispecchiava la composizione del Congresso: 62 bolscevichi, 29 S.R. di sinistra, e 10 altri socialisti. I suoi effettivi furono poi accresciuti con l’ingresso di 100 delegati dell'esercito e di 50 delegati dei sindacati: il nuovo Comitato così costituito il 15 novembre 1917 comprendeva più di 350 membri e costituì il "Comitato centrale esecutivo dei Soviet dei deputati operai, dei contadini e dei soldati". Esso assolveva alle funzioni del Congresso nelle sessioni e designava i membri del Consiglio dei commissari (il governo). Ma  meno di 3 mesi dopo l' Ottobre, il Comitato Centrale Esecutivo si trovò privato di tutto il potere esecutivo a vantaggio del governo e dunque del CC e dell'UP del partito bolscevico. Non svolgeva altro che un ruolo di ratifica, senza poteri politici effettivi.

 

Scheda

 

Due correnti politiche della rivoluzione russa (1917-1923)

 

Gli anarchici. Prima dell'Ottobre 1917, e poi dopo la vittoria della controrivoluzione borghese in URSS, l'anarchismo (o il "comunismo libertario") è stato fatto passare per essere più radicale e più rivoluzionario del bolscevismo. La ragione è semplice: a differenza del riformismo e dell'opportunismo, l'anarchismo non ha mai ripudiato l'uso della violenza e dell'insurrezione.

I rapporti del partito bolscevico con gli anarchici testimoniano la volontà di cooperazione tra tutte le correnti rivoluzionarie. Ma questa cooperazione era resa complessa a causa dell'estrema varietà delle tendenze anarchiche, malgrado la loro parola d'ordine: "Tutto il potere ai Soviet locali [o liberi]" Fin dall'aprile del 1918 gli anarchici svilupparono la loro azione liberamente, specialmente a Pietrogrado e a Mosca. Nell'aprile 1918 la Ceca distrusse una delle sedi anarchiche di Mosca. Nel luglio 1918 alcuni anarchici parteciparono al tentativo di colpo di Stato degli S.R, ed in settembre un gruppo anarchico attaccò la sede del partito bolscevico a Mosca. Durante la guerra civile una parte di loro combatté nell’Armata Rossa, mentre un'altra ostacolò la lotta contro la disciplina militare ed il suo disfattismo.

Dal 1918 al 1920 Lenin si sforzò dunque di mantenere buoni rapporti con le correnti anarchiche nel proletariato: la politica nei loro confronti assunse la forma della lotta contro le tesi anarchiche evitandone la repressione. Ma la Ceca sviluppava la sua logica e dirigeva la repressione proprio in quella direzione 

Una tendenza "contadina" del movimento anarchico (violentemente antibolscevica) era particolarmente radicata in Ucraina: Makhno vi dirigeva un'armata contadina contro le armate bianche, la Makhnovchina. L'Armata Rossa e la Makhnovchina condussero assieme il combattimento contro l'armata di Wrangler. Nel novembre 1920 gli anarchici "makhnovisti" ruppero gli accordi con il potere dei Soviet e la Makhnovchina venne quindi rapidamente liquidata dall'Armata Rossa.

Nel marzo 1921 l'insurrezione di Kronstadt portò a nuovi scontri con gli anarchici, seguiti da una cruenta repressione. In apparenza gli anarchici ritrovarono poi una certa libertà di espressione fino alla fine del 1927, quando le ultirne organizzazioni anarchiche furono disperse.

I S.R. di sinistra. Benché la rivoluzione fosse diretta contemporaneamente contro la borghesia e contro la politica del compromesso dei partiti democratici (S.R, menscevichi), il partito bolscevico non li trattava, inizialmente, come dei partiti controrivoluzionari. Non solo non vennero interdetti, ma dopo l'Ottobre il partito bolscevico tentò di farli partecipare al governo. Dopo la rottura con loro, le trattative continuarono con gli S.R di sinistra che si erano separati dal partito S.R. durante la guerra e che esercitavano sui contadini medio-poveri e medi una grossa influenza.

I S.R. di sinistra accettarono di entrare nel governo (5 S.R. di sinistra) solo il 14 novembre 1917 (dopo il loro congresso costitutivo). Un nuovo governo di coalizione venne formato il dicembre 1917 (11 bolscevichi e 7 S.R. di sinistra), ma non durò oltre alla fine di febbraio del 1918. Malgrado la loro radicale opposizione alla pace di Brest-Litovsk, la "collaborazione" degli S.R. di sinistra con gli organi del potere sovietico (Soviet contadini, Congresso dei Soviet, Comitato Centrale Esecutivo, ecc.,) durò dall'ottobre del 1917 al luglio del 1918. La rottura avvenne al V Congresso dei Soviet (luglio 1918), dinanzi a 1.132 delegati (di cui 754 bolscevichi e 352 S.R. di sinistra). Uno dei loro dirigenti fece appello all'azione terroristica ed il giorno dopo una frazione degli S.R. di sinistra tentò un colpo di Stato a Mosca. Il loro partito era di fatto diviso. Coloro che si associavano alle attività controrivoluzionarie furono espulsi dai Soviet ed arrestati, ma quelli che continuarono a lavorare al loro interno non furono inquisiti fino al 1922.

Il partito bolscevico costituì l'organizzazione più importante. L'importanza e la posta in gioco delle lotte politiche condotte al suo interno richiesero un particolare sviluppo. Le correnti e le tendenze che si affrontarono nel partito bolscevico dal 1917 al 1923 saranno presentate nel prossimo articolo.

(traduzione a cura di una compagna prigioniera politica e di un compagno prigioniero politico, Opera)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Elementi di Storia del Movimento Comunista Internazionale

di Jean Labeil

La Rivoluzione Sovietica

4a parte:  La lotta tra le due vie in seno al partito bolscevico

 (1917-1923)

(Traduzione dal francese da "Partisan", organo dell'organizzazione comunista "Voce Proletaria", n. 130- maggio1998)

Il numero 125 di "Partisan" annunciava la cronistoria delle correnti e delle tendenze politiche in seno al partito bolscevico. Con un po' di ritardo eccovene un rapido panorama.

 

Il partito bolscevico non era più il "Partito di Lenin". Per far trionfare le proprie concezioni egli dovette condurre a lungo delle lotte prima e dopo l'Ottobre. Bisogna insistere su questo punto poiché l'ampiezza delle discussioni e dei disaccordi, così come la messa in minoranza a più riprese di Lenin, rivelano il vero significato di questa partita. Contrariamente alle affermazioni degli "storici ufficiali", il partito bolscevico fu il primo partito comunista capace di tenere alla larga lo spontaneismo dalla lotta ideologica e politica. Sin dal 1921-1922 la democrazia proletaria vi si esprimeva pienamente secondo il principio implicito “unità-critica-unità”; i metodi di lotta, formulati in seguito da Mao, erano caratterizzati dal rifiuto della "lotta ad oltranza" e degli "attacchi spietati". Ma dopo l’XI congresso del marzo-aprile 1922 (l'ultimo con Lenin) la lotta ideologica e politica in seno al partito bolscevico cessa poco a poco di esistere.

Negli anni 1923-1924 non esiste più una opposizione costituita nel regime sovietico, gli oppositori venivano perseguitati, la maggior parte di essi è emigrata o aveva aderito al partito bolscevico divenuto "partito unico". Il centralismo democratico deperisce un po' alla volta in seno al PC(b)R e, dopo la morte di Lenin, non vi erano più possibilità per un’opposizione politica incapace di farsi sentire: i diritti della minoranza non sono più garantiti.

 

Le opposizioni nel periodo tra il febbraio del 1917 ed il marzo del  1918

Tra il febbraio e l'ottobre del 1917, si scontravano due linee: una linea di "sostegno condizionato" al governo provvisorio (Kàmenev) con la sua variante (Stalin) di "pressione all'apertura delle trattative di pace" (di fatto era questo il punto di vista menscevico che consisteva nel “costringere la borghesia a piegarsi su se stessa") e quella di Lenin: "Tutto il potere ai Soviet - Nessun sostegno al governo provvisorio". Più precisamente era la natura stessa della rivoluzione ad essere messa in discussione. Nell'aprile del 1917 Lenin dichiarò conclusa la rivoluzione borghese, mentre il programma politico della maggioranza del partito pretendeva di portare a termine la rivoluzione democratica prima di passare alla tappa della rivoluzione proletaria.

Queste divergenze di fondo (con Zinoviev e Kàmenev in particolare) si manifestarono a metà di settembre del 1917 a proposito dell'inizio dell'insurrezione. La direzione bolscevica temporeggiò per più di un mese (dal 12 settembre al 22 ottobre) prima di lanciare la parola d'ordine del"'insurrezione immediata" e Lenin arrivò fino al punto di presentare le sue dimissioni dal CC allo scopo di "fare propaganda nelle file del partito".

Anche le trattative di pace condotte con l'imperialismo tedesco a Brest-Litovsk (5 gennaio 1918) aprirono in seno al partito una grave crisi politica. La posizione di Lenin “firma senza condizioni di un trattato di pace" rimase minoritaria. Fu l'offensiva vittoriosa dell'esercito tedesco che costrinse il CC ad accettare il 3 marzo 1918 la firma del trattato di Brest-Litovsk. Ma il partito bolscevico era molto diviso: l'autorità del CC non era più riconosciuta dall'ufficio del partito della regione di Mosca ed il giorno dopo la segreteria del partito di Pietrogrado pubblicò il primo numero di "Kommunist", organo quotidiano del gruppo dei "comunisti di sinistra" che si avviava alla scissione.

 

Le correnti di sinistra (1918-1920)

Dal 1918 al 1920 le varie correnti interne al partito - tra le altre il gruppo dei "comunisti di sinistra" (Smirnov) e del "centralismo democratico" (Smirnov, Ossinsky, Sapronov nel 1919-1920) misero in discussione la politica di sviluppo del capitalismo di Stato proposta da Lenin. I numeri 1 e 2 di "Kommunist" (4 e 5 marzo 1918) criticarono le concezioni espresse da una frazione della borghesia (economisti, tecnici ed esperti, ingegneri, amministratori, ecc.) nelle imprese di Stato e gli organi del "Consiglio superiore dell'economia nazionale", così come rispetto all'applicazione del sistema taylorista (premi, salario a cottimo, prolungamento della giornata lavorativa, ritmi ecc.). Questi gruppi denunciarono il "centralismo burocratico", lo strapotere dei commissari, la perdita di influenza dei Soviet e dei comitati di fabbrica, e, praticamente, l'abbandono dello Stato-Comune amministrato dalla base ecc.  Essi rivendicarono una maggiore presenza di operai nel CC (nel 1923, Lenin fece un'analoga proposta) e maggiori iniziative e potere dei lavoratori negli organi dello Stato sovietico.  Era a Mosca, Pietrogrado, negli Urali, nella classe operaia concentrata nei grandi centri industriali, che si raggruppavano i loro maggiori sostenitori.

Queste correnti di sinistra vennero messe in minoranza a partire dai successivi congressi del PC(b)R  (VII Congresso del marzo 1918, VIII Congresso del marzo 1919, IX  Congresso del marzo-aprile 1920), quindi scomparirono.

Dalla fine del 1920 emerse una opposizione di sinistra più potente che diede continuità e sviluppo alle tesi delle precedenti correnti: il gruppo dell"'Opposizione operaia".

 

La "militarizzazione" durante il "comunismo di guerra" (1919-1921)

Il "comunismo di guerra" sminuì l'ampiezza e l'acutezza delle lotte politiche; la parte essenziale degli sforzi si concentrò sul fronte militare, nella guerra civile. Fu in occasione del  IX Congresso del partito (marzo-aprile 1920) che emerse un'importante crisi politica che covava fin dal 1919. Essa si acutizzò fino al X Congresso (marzo 1921). Questa crisi oppose Lenin a Bucharin e Trotsky. Nel marzo del 1920 Trotsky teorizzò il principio della "militarizzazione del lavoro”. Egli negò così il carattere provvisorio ed eccezionale delle misure del "comunismo di guerra". Secondo Trotsky e Radek, la militarizzazione della società attraverso la "militarizzazione del lavoro" e la “nazionalizzazione dei sindacati" permetteva di marciare rapidamente verso il comunismo. Bucharin condivideva queste tesi: giustificò la coercizione ("la costrizione") al partito delle masse operaie intesa come "autodisciplina". Secondo loro, la dittatura del proletariato in certe circostanze poteva assumere la forma di una "dittatura militare proletaria". Costoro si opposero così frontalmente a Lenin ed alla maggioranza del CC (fra cui l"'Opposizione operaia").

Nel corso dei mesi che precedettero il X Congresso, dal novembre del 1920 al marzo del 1921, si assistette ad una immensa battaglia politica. Le divergenze all'interno del CC raggiunsero una tale ampiezza da sfociare, nel dicembre del 1920, in un ampio dibattito politico al quale partecipò tutta la direzione del partito: tanto Lenin, Trotsky e Bucharin quanto Zinoviev, Stalin e Kliapnikov. Durante tutto il mese di gennaio del 1921 la Pravda pubblicò quasi ogni giorno un articolo sulla questione della militarizzazione del lavoro e della nazionalizzazione dei sindacati. La tesi che identificano lo Stato sovietico con lo "Stato operaio"  venne smontata da Lenin. Tali divergenze arrivavano alla base stessa dei problemi inerenti l'esercizio della dittatura del proletariato. Ma, poco a poco, le argomentazioni di Lenin (sostenute da Zinoviev e Stalin e appoggiate dall"'Opposizione operaia") e la stessa evoluzione della situazione fecero perdere terreno al gruppo di destra rappresentato dagli 8 membri del CC (Trotsky, Buchain, Andreev, Dzerijnsky, Krestinsky, Preobrazhensky, Rakovsky e Serebijakov).

Così questo X Congresso del partito fu l'ultimo ad essere preceduto da un ampio ed aperto dibattito. Nel dicembre del 1920 c'erano sette "piattaforme" politiche diverse, ma all'apertura del congresso (marzo 1921) soltanto due sono le tendenze organizzate che si oppongono ancora alle posizioni difese da Lenin. Le tre mozioni a confronto sono: il testo dell"'Opposizione operaia", la "mozione del gruppo degli Otto" (i sostenitori di Trotsky e Bucharin) e la “mozione dei dieci", corrispondente alle posizioni di Lenin (Stalin, Tornsky, Zinoviev, Kàmenev). Il X Congresso pose fine al dibattito tra la maggioranza del CC e le due correnti di opposizione. La mozione dell"'Opposizione operaia" ottenne solo 18 voti e 50 ne prese quella del "gruppo degli Otto" contro i 336 a sostegno della mozione del "gruppo dei dieci".

 

L"'Opposizione operaia",  la NEP (1920-1921)

Mentre Trotsky sosteneva la massima accentuazione della centralizzazione e della militarizzazione, l"Opposizione operaia" denunciava le pratiche autoritarie nel partito e negli apparati dello Stato, così come l'avanzata degli elementi borghesi. Per il gruppo diventa necessario affidare la gestione dell'industria alle organizzazioni sindacali (da cui la denominazione di "sindacalismo di Stato"). L'Opposizione chiese anche che i comitati di fabbrica svolgessero un ruolo di ampio respiro e rivendicò una politica dei salari più egualitaria. Il gruppo si scontrò così con la direzione del partito sulla questione del capitalismo di Stato e della NEP.

Lenin considerò le loro concezioni come "anarcoidi" o anarco-sindacalistiche; concezioni che, in particolare, negavano il ruolo dirigente del partito. Eppure le tesi riflettevano una "sana" reazione contro l'autoritarismo, il militarismo e la burocrazia sviluppatesi durante il "comunismo di guerra". (Anche se il succo politico delle loro concezioni -comune a quasi tutte le opposizioni interne al partito- era ancora, in parte, economicista e anarco-sindacalista). Nel marzo del 1921, alla vigilia del X Congresso, l"'Opposizione operaia" aveva delle basi di appoggio apparentemente solide nei grandi centri industriali (Mosca, Pietrogrado, Bacini del Don). Ma era minoritaria nel partito e al Congresso la sua presenza era debole. Nel corso del Congresso l'attacco a queste posizioni era così forte che il gruppo dell"Opposizione operaia" subì una pesante sconfitta venendo messo nettamente in minoranza (18 voti su 404; meno del 4,5%).

Di tutti i dibattiti politici che si sono svolti in seno al partito bolscevico tra il 1917 ed il 1921, il più significativo ed importante era senza alcun dubbio quello del X Congresso. La portata delle tesi del gruppo dell"'Opposizione Operaia" era in effetti considerevole nella misura in cui esse sollevavano una serie di problemi teorici e pratici di fondo che il partito non ha mai saputo risolvere. Esse si riallacciano anche alle analisi elaborate da Lenin in "Stato e rivoluzione" e alle "Tesi di aprile". Si tratta inoltre dell'ultima vera lotta politica importante nel partito. Una delle cause del rifiuto di Lenin verso l"'Opposizione operaia" era senza alcun dubbio legata all'insurrezione di Kronsadt che accendeva i dibattiti del Congresso. Ad essere messa in discussione era la questione dell'unità del partito bolscevico e secondo  Lenin l'unità è essenziale e vitale, essa condiziona ogni forma di dibattito e sta al di sopra della giustezza di alcune critiche. D'altronde Lenin attaccava così la mozione del gruppo: una "violazione all'unità" del partito in piena insurrezione controrivoluzionaria. Tutto sommato, il disaccordo tra la maggioranza e l"'Opposizione operaia" assunse comunque un carattere moderato.

 

 

La "tendenza di destra", la "controrivoluzione burocratica"

 

Si trattò di una "tendenza" persistente in seno al partito bolscevico, che non si costituì in corrente di opposizione politicamente ben orientata poiché, al contrario di ogni opposizione politica degna di questo nome (organizzata o meno, ma dichiarata), la sua esistenza fu precisamente non dichiarata: essa procedette nascostamente, senza mai andare "controcorrente". Questa tendenza essenzialmente burocratica costituì un processo con degli alti e dei bassi, ma in costante sviluppo. La sua fase "apparente" che va dal 1917 al 1923 si manifestò come tendenza opportunista di destra. Il suo principale rappresentante politico fu Stalin che sistematicamente ne cristallizzò i temi ideologici senza esserne a priori il promotore. In realtà egli non fece che esprimere in modo più o meno sistematico la visione dei quadri dirigenti del partito e dello Stato.

È attraverso certe contraddizioni esemplari come il problema delle nazionalità, la questione del monopolio del commercio estero (fine 1921, fine 1922) o il centralismo amministrativo che si sviluppò l'ideologia profondamente burocratica, nazionalista ed imperialista propria di questa tendenza non dichiarata della "controrivoluzione borghese". Il problema delle nazionalità (gennaio 1918, ottobre 1922) è particolarmente rivelatore. Fin dal 1918, i rapporti tra la Russia sovietica e le Repubbliche indipendenti non russe fecero emergere una linea che secondo Lenin esprimeva lo "sciovinismo della grande Russia". Tale deviazione - mai affermata programmaticamente, ma attraverso la pratica e l'ideologia - si contrapponeva all"'autodeterminazione delle nazioni" (Pjatakov, Bucharin, Preobrazhensky, Stalin ecc.). All’ VIII Congresso (marzo 1919) questa deviazione si accentuò divenendo sempre più marcata dopo il 1921. La questione nazionale divenne  particolarmente acuta nell'estate del 1922, quando Stalin decretò la soppressione delle Repubbliche indipendenti (Ucraina,  Bielorussia, Azerbaijan, Armenia e Georgia) a tutto vantaggio di una “Unione” garante dell'egemonia della grande-Russia. Nell'ottobre del 1922 Lenin dichiarò guerra per la vita e per la morte, allo sciovinismo della grande-Russia". La questione georgiana in particolare (Stalin, Ordzionikidzè) fece scoppiare anche il conflitto tra i princìpi dell'internazionalismo ed i raggiri destrosi nazionalisti borghesi, che trionfavano ancor prima della morte di Lenin.

La "tendenza di destra" si radicò negli apparati amininistrativi del partito e dello Stato, nelle attività e nei rapporti politici borghesi che si riproducevano. La controrivoluzione borghese fece valere le sue posizioni negli apparati amministrativi allo scopo di far prevalere i propri interessi di classe ed il suo orientamento, pesando sulla direzione del partito. A partire dal 1921 questa "opposizione" ottenne più volte il sostegno della maggioranza dell’Ufficio Politico e del CC. Con la totale cessazione dell'attività politica di Lenin, dopo il marzo del 1923, essa divenne definitivamente maggioritaria dopo il 1924. La congiunzione si realizzò quindi con il nuovo strato sociale nato dallo sviluppo e dalla gestione del capitalismo di Stato e dai suoi organi ed apparati; il legame organico avvenne attraverso gli apparati dirigenti del partito, dei Soviet e dello Stato. La nuova borghesia sovietica "riconobbe" i propri dirigenti al vertice del partito e dello Stato e li appoggiò: questa tendenza si unificò infine con la burocrazia dirigente e la nuova classe al potere.

(traduzione a cura di una compagna prigioniera politica e di un compagno prigioniero politico, Opera)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A Proposito del Precedente Articolo di Jean Labeil

sulla Rivoluzione Sovietica.

Comitato Direttivo dell’Organizzazione Comunista Voce Proletaria, Francia

(traduzione dal francese da “Partisan” n.130, maggio 1998)

 

Nella conclusione dell'articolo apparso nel numero 125 di Partisan, Jean Labeil affermava che "nel 1923 lo Stato sovietico non era socialista, non era uno Stato in via di estinzione" ed infine che “non era neanche lo Stato di una dittatura proletaria". Egli ha così sorpreso un buon numero di lettori abituali che non vi hanno riconosciuto le precedenti posizioni di  Voce Proletaria. Il fatto di aver pubblicato questo articolo senza avvertimento e senza ricordare le posizioni che sono state espresse collettivamente dall'organizzazione e fissate nella sua piattaforma è un errore che può far pensare che la conclusione dell'articolo fosse condivisa da VP.

In effetti questa valutazione sulla natura dello stato sovietico nel 1923 non è quella che esprime VP nella sua piattaforma, di cui, nell'inserto, ricordiamo i passaggi relativi alla rivoluzione russa. Per VP il trionfo controrivoluzionario della nuova borghesia di Stato non è avvenuto nel 1923, ma negli anni '30. La nostra piattaforma afferma che le tendenze alla costituzione di una nuova borghesia esistevano già negli anni '20, ma anche che questa borghesia non si era consolidata alla testa del partito e dello Stato con una sua linea irreversibilmente borghese. I fatti riportati da Labeil permettono giustamente di mostrare l'ampiezza delle concezioni che noi oggi giudichiamo erronee e dannose nel partito. Ma non ne condividiamo la conclusione poiché porta a pensare che non ci fosse allora nessuna forza né nel partito, né nello Stato, né tra le avanguardie operaie, capace di ostacolare lo sviluppo della borghesia di Stato. Le ultime battaglie che Lenin conduce e la nuova politica econornica miravano pertanto a rompere con una politica che aveva separato il partito, non dall’avanguardia operaia, ma dalla sua massa. Il bilancio di questo periodo a cui Jean Labeil non fa riferimento, resta da fare. Nel 1923 la lotta di classe volgeva definitivamente a favore della nuova borghesia ? Noi oggi non lo pensiamo.

Il giudizio di Labeil sullo Stato non è più severo di quello espresso da Lenin nell'ultimo testo dettato prima della sua paralisi totale: "È meglio meno, ma meglio". "La cosa più nociva sarebbe quella di credere che il poco che abbiamo sia sufficiente, o addirittura che noi possediamo un numero più o meno rilevante di elementi per edificare uno Stato veramente nuovo e che meriti davvero il nome di apparato  socialista sovietico ecc.

Questo sistema, come dire, non lo abbiamo, e gli elementi che abbiamo per costruirlo sono, ridicolmente, pochi". Lenin, per costruire questo nuovo Stato, contava ancora "sull'entusiasmo degli operai nella lotta per il socialismo" e sull'esperienza, sugli elementi della conoscenza", acquisiti durante la lotta. Noi evidentemente condividiamo le valutazioni di Jean Labeil sulla portata storica della Rivoluzione russa che: "malgrado errori ed insuccessi, ma anche per i suoi stessi errori ed insuccessi, […] rappresenta un 'esperienza ancor  più ricca di quella della Comune di Parigi, un 'eredità eccezionale per la lotta del proletariato mondiale contro il capitalismo. La sua influenza è ancora molto viva e le sue continuità teoriche e pratiche costituiscono una risorsa inestimabile di insegnamenti più che mai attuale per il movimento operaio rivoluzionario".

Tuttavia in un'organizzazione questa valutazione (o rivalutazione) sulla rivoluzione bolscevica non può essere fatta fuori da un dibattito collettivo ben alimentato da un lavoro teorico al quale gli articoli di Labeil devono utilmente contribuire. Ma non deve essere fatto con alcuna precipitosità, sotto la pressione di "rivelazioni" mediatiche sui "crimini del comunismo". La tentazione può essere forte, che in luogo di una valutazione politica fatta collettivamente e basata su un lavoro rigoroso, ognuno tracci la propria valutazione con la pretesa che bisogna rispondere ad ogni costo ai mass-media borghesi sullo stesso loro terreno. In queste condizioni la cosa peggiore sarebbe di garantirsi una buona coscienza comunista che si sbarazzi di quanto resta, volenti o nolenti, dell'eredità, spesso discutibile, di coloro che in questa lotta ci hanno preceduto. Facendo così ci priveremmo  della ricchezza dell'esperienza storica del combattimento operaio, che non è solo quella dei suoi periodi fortunati, ma anche dei suoi insuccessi. Come scriveva Mao, di fronte alle sconfitte "un uomo perspicace non proverà per questo delusione, né cadrà nel pessimismo. La sconfitta è la madre della vittoria.”

L'assenza di una presa di posizione dell'organizzazione lasciava campo libero ad interpretazioni tali da superare quelle stesse a cui induce l'articolo.

Per ora l'organizzazione conclude un lavoro di studio e di valutazione sulla rivoluzione cinese. Noi eravamo coscienti che redigendo la nostra piattaforma "non avevamo ancora tratto tutta la lezione da questo processo (la rivoluzione russa)". Ma ad ogni giornata tocca la sua pena. Questo bilancio serve a proseguire, ma per il momento la lezione generale che VP trae dall'esperienza rivoluzionaria mondiale e dalla rivoluzione russa in particolare, è già sufficiente per rispondere ai compiti di ora e per illuminare coloro che vogliono farla finita con il capitalismo, sulla natura dei compiti della transizione.    

(traduzione a cura di una compagna prigioniera politica e di un compagno prigioniero politico, Opera)

 

 

 

A proposito della Rivoluzione Bolscevica.

Inserto. Estratto dalla Piattaforma Politica di Voce Proletaria, Francia.

Quaderno n.2, pagine 8-9

Comitato Direttivo dell’Organizzazione Comunista Voce Proletaria, Francia

(traduzione dal francese dall’opuscolo del 1993)

(…) La deviazione della rivoluzione bolscevica dai suoi obiettivi iniziali non è il frutto di un calcolo o di un colpo di stato, né l’inevitabile conseguenza delle sue condizioni oggettive e storiche. All’inizio ci sono stati un certo numero di errori nella concezione della transizione, che non essendo stati rettificati hanno impedito di mobilitare e orientare in maniera duratura le energie degli operai nella transizione della società.

Ciò che si impose in URSS negli anni ’20 è l’idea secondo cui la trafsormazione dei rapporti sociali sarà (doveva essere) il risultato meccanico e spontaneo dell’abolizione della proprietà privata e dello sviluppo della produzione. Questo sviluppo avrebbe dovuto creare di per sé le condizioni necessarie al passaggio al comunismo … La crescita delle forze produttive nella società diventava da quel momento l’unico motore della sua evoluzione.

Negli anni ’30 il primo dovere rivoluzionario fu quello di accrescere la produzione con ogni mezzo. Tutto fu subordinato a questo obiettivo. Non si vedevano che le tecniche; tutto, come i rapporti di produzione, era segnato dal capitalismo. Il potere dei quadri venne rafforzato.

Questa stessa concezione della transizione venne in seguito chiamata “teoria delle forze produttive”. Il socialismo doveva dimostrare la sua superiorità producendo più del capitalismo. L’URSS costituì così un modello che si impose a tutto il movimento.

La ricerca delle rpestazioni economiche sfociò nell’accumulazione dei mezzi di produzione, a scapito delle condizioni di vita delle masse. I loro bisogni vennero sacrificati. (…)

(…) Le istanze politiche delle masse, sorte dalla rivoluzione, deperirono rapidamente. I compiti urgenti imposti dalla guerra civile avevano imposto al partito delle misure autoritarie. Questo fu il  “Comunismo di guerra”. Ma una volta vinta, le concezioni affermatesi durante quel periodo non furono abbandonate.

Da questo processo noi non abbiamo ancora tratto tutti gli insegnamenti. Ma risulta evidente che i Soviet sono stati poco a poco spogliati del loro potere reale. Negli anni ’30 questo processo era concluso. (…)

(…) Ciò che negli anni 20 in sostanza non rappresentava altro che delle concezioni teoriche errate, dopo l’eliminazione di tutto il dibattito d’orientamento e di sistematizzazione delle concezioni elaborate dall’alto, divenne una linea che incoraggiò, e quindi consolidò, una borghesia di stato.

E’ negli anni 30 che ha avuto luogo la restaurazione capitalista sotto l’autorità del partito, divenuto quartier generale della nuova borghesia.

Dopo la morte di Stalin questa borghesia fu sufficientemente forte da sbarazzarsi delle forme troppo restrittive della dittatura burocratica e per avviarsi più apertamente sulla strada capitalista. (…)

(traduzione a cura di una compagna prigioniera politica e di un compagno prigioniero politico, Opera)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Elementi di Storia del Movimento Comunista Internazionale

Una Rivoluzione Socialista

 

di Richard Miron

 

(traduzione dalla rivista "Socialisme Maintenant!", organo del “Gruppe Action Socialiste”, del Canada,  n.3, n. 3 autunno 1997)

 

 

 

 

Nel 1914 si scatenò una delle peggiori guerre che l'umanità avesse conosciuto fino allora; un conflitto che incendiò l'Europa ed il mondo intero. I due grandi campi imperialisti che si contrapponevano erano costituiti principalmente da Germania ed Austria-Ungheria da una parte, e dall'altra da Inghilterra, Francia, Russia e Italia cui si aggiunsero più tardi gli Stati Uniti. Migliaia, milioni di operaie e operai, contadinie e contadinei andarono a farsi massacrare sul campo di battaglia per gli interessi dei differentversi imperialisti e ciò avvenne con il sostegno dei social-sciovinisti traditori.

Il capitalismo aveva monopolizzato le ricchezze nelle mani di una minoranza: l'epoca del capitalismo concorrenziale era finita. Per realizzare nuovi profitti con i capitali che stavano aumentando incredibilmente, non c'era che una soluzione: l'esportazione di capitali verso le colonie. Ma nel 1914 il "bottino" da spartire si andava restringendo in maniera considerevole. Non c'erano più zone vergini che giustificassero l'esportazione di capitali. Si doveva guardare ai territori dei paesi vicini. In tale contesto, la borghesia imperialista poteva prendere in considerazione solo la soluzione bellica.

Era auspicabile che il movimento operaio socialista si fosse impegnatosse per porre fine a questa guerra imperialista. Ma era diviso; c'erano quelli che sostenevano gli appetiti imperialisti della propria borghesia senza curarsi dei pretesti che venivano addotti, erano i social-sciovinisti, e c'erano quelli che si opponevano alla propria borghesia, gli internazionalisti che volevano combattere contro la guerra imperialista.

In Russia le forze social-scioviniste erano costituite dai menscevichi e dai socialrivoluzionari (S.R.).Le forze internazionaliste comprendevano nelle loro fila i bolscevichi guidati da Lenin, oltre ad alcuni menscevichi e S.R dissidenti. Mentre i traditori ed opportunisti social-sciovinisti appoggiavano la "difesa nazionale", i bolscevichi avanzavano la tattica del "disfattismo rivoluzionario".

La Russia era un. paese ricco di ogni genere di risorse. Aveva la fiducia dei banchieri e degli industriali inglesi, americani e francesi che con i propri capitali contribuivano a gran parte dello sviluppo delle miniere, dell'industria tessile e delle fabbriche di armamenti. Dal 1880 al 1893 il proletariato russo triplicò. Nel 1905 questo proletariato divenne uno dei più combattivi al mondo conducendo una rivolta che fu disgraziatamente repressa. Ma si trattò solo di una partita rinviata.

Nel 1917 la situazione, sul campo di battaglia, diventò insopportabile; i soldati russi, integratidi cui da 10 milioni eranodi contadini, ne avevano abbastanza di fare sacrifici. La vita non era migliore per gli operai ode i contadini lontani dai campi di battaglia. La rivoluzione minacciava di esplodere.

 

La Rivoluzione Borghese di Febbraio

A partire dal 14 febbraio tutto si svolse rapidamente. Quel giorno gli operai di 60 fabbriche risposero all'appello del Partito bolscevico sospendendo il lavoro e manifestando al gridoando di “Abbasso l'autocrazia ! Abbasso la guerra !” Il 23 febbraio, data che in Russia corrispondeva all'8 marzo nei paesi occidentali, quando le donne celebravano la loro giornata internazionale, le operaie tessili abbandonarono i posti di lavoro e occuparono le piazze schierandosi davanti alle forze dell'ordine senza arrivare ancora allo scontrarsio. Ne avevano abbastanza dei sacrifici causati dalla guerra e dalle lunghe code per procurarsi il pane che non potevano avere, dato che non c'era abbastanza manodopera per produrlo. Il giorno dopo gli operai sostennero la loro lotta. Il potere zarista diede ordine all'esercito di sparare sui manifestanti e sulle manifestanti. La maggioranza dei soldati oppose il rifiuto a questo ordine e solidarizzò con gli operai e le operaie. Questo Ciò portò allo scatenarsi 'esplodere della rivoluzione di febbraio.

La borghesia russa tu colta di sorpresa, come le potenze inglesi e francesi. Questa cricca avrebbe preferito una rivoluzione nella quale i bolscevichi e gli internazionalisti si fossero tenuti in disparte. La borghesia riuscì con le sue manovre ad evitare un ulteriore sviluppo della rivoluzione, destituì lo zar e prese il potere con il Comitato provvisorio della Duma.

GAnche gli operai e i contadini prendevano il poterefecero altrettanto, attraverso i Soviet, che stavano crescendo di numero fin dall'inizio dell'insurrezione di febbraio. I Soviet erano sorti Ugualmentecon la , al momento della rivoluzione del 1905 erano sorti i Soviet. Il Soviet dei deputati operai di Pietrogrado adottò delle misure di riorganizzazione e approvvigionamento e assicurò la sua autorità sui reggimenti. Questi Soviet avevano l'ampio sostegno delle masse, e concretizzavano l'alleanza degli operai e dei contadini al potere. Alcuni erano composti dagli operai, altri da soldati di origine contadina.

Questi ultimi erano diretti dai social-sciovinisti, S .R., menscevichi. In cambio di alcune garanzie insignificanti decisero di tradire riconsegnando il potere alla borghesia. Inoltre avevano una posizione sbagliata nei confronti della guerra imperialista: i social-sciovinisti volevano continuare la guerra mentre la totalità del popolo non la voleva più. Politicamente non potevano far altro che appoggiarsi su una parte insignificante della classe operaia, l'aristocrazia operaia, e sulla piccola borghesia delle città che approfittavano dei sovrapprofitti dell'imperialismo. Il popolo voleva vivere senza la guerra.

Le masse si riconoscevano come proprio ilnel  potere dei Soviet e questo nonostante la malafede della loro direzione. Lenin comprese con esattezza la situazione. Per lui diventava imperativo togliere il potere alla borghesia affinché non si rafforzasse con la rivoluzione. I Soviet realizzarono l'alleanza degli operai e dei contadini. Per Lenin ciò era sufficiente per dire che la rivoluzione democratica aveva già fatto il suo tempo e che occorreva andare più avanti. Il potere doveva essere dei Soviet. Lenin lottò all'interno stesso del suo partito per far passare questa parola d'ordine e questa valutazione della situazione. Ciò gli riuscì, ma non senza errori.

 

"Tutto il Potere ai Soviet"

Il capitalismo imperialista mostrava sempre più il suo carattere guerrafondaio; esso si smascherava di fronte alle masse russe. Gli operai aspiravano al socialismo e volevano il pane. Durante il mese di aprile scesero in piazza per fermare la guerra. I menscevichi e i S.R. dimostrarono tutto il loro tradimento entrando nel governo di coalizione della borghesia. Respinsero quindi la parola d'ordine di Lenin: "Tutto il potere ai Soviet"!  Fecero di peggio. Fecero appello a manifestare a sostegno della loro politica, ma tu un fallimento. Invece, grazie all'agitazione e alla propaganda dei bolscevichi, 500.000 persone gridarono "contro la guerra, per il potere a Soviet". In luglio un battaglione ribelle dell'esercito pensò di rovesciare il governo provvisorio, anche se i bolscevichi giudicavano prematura una talequesta possibilità. Ma la direzione del movimento di massa  sfuggì ai bolscevichi, sicché avvenne una protesta davanti al Palazzo Fauride in cui risiedeva il Soviet, affinché si decidesse la presa del potere. Il governo si spaventò e si appellò alle truppe fedeli per reprimere il popolo. I bolscevichi furono così messi fuorilegge e Lenin dovette entrare in clandestinità. La parola d'ordine "Tutto il potere ai Soviet" divenne secondaria. Per costruire un vero potere proletario i bolscevichi dovevano riunire le masse sotto la parola d'ordine "Contro la guerra". Gli scioperi si generalizzarono.

D'altroa cantoparte i contadini Russi volevano la terra e la libertà. La Repubblica di Febbraio non aveva dato loro questa terra. Nelle campagne si organizzarono per espropriare i beni feudali e confiscare la terra. I soldati di origine contadina che rifiutarono di continuare la guerra portarono le loro armi in campagna per organizzare il movimento della rivoluzione agraria.

Da parte sua la borghesia si era resa conto che la rivoluzione di febbraio aveva scatenato una forza terribile. Certi borghesi organizzarono il sabotaggio dell'industria per meglio screditare il potere che, normalmente,in condizioni normali era stato suo,  ma era troppo debole di fronte al fiume che minacciava di traboccare. Altri, più vendicativi, appoggiarono Kornilov che voleva mettere in atto un colpo di Stato ed insediare una ferrea dittatura. Andò loro male. Kérenski, che era il capo della corrente degli opportunisti e del governo di coalizione, vedendo che, alla sua destra, la borghesia ed i proprietari fondiari lo abbandonavano, fece appello ai Soviet affinché salvassero il suo governo. I soviet crearono il "Comitato di lotta popolare contro la controrivoluzione". I bolscevichi, che erano i soli in grado di mobilitare i soldati delle guarnigioni e gli operai armati, accettarono di entrare in questo comitato alla condizione che si armasse il popolo e si liberassero i prigionieri politici, cosa che ottennero. Diversi bolscevichi turono allora liberati, tra loro Kamenev e Stalin, membri del comitato centrale del partitoPartito.

Il 29 agosto il colpo di Stato fu represso. Ciò significava un ritorno rivoluzionario; a partire da quel momento diversi Soviet votarono per il passaggio dei poteri ai Soviet. La borghesia avrebbe potuto rilassarsi momentaneamente, l'inverno sarebbe arrivato ed il popolo si sarebbe calmato. In questo modoSi sarebbe forse potuti tornare alla la situazione avrebbe potuto ritornare a quella precedente in cui gli operai ed i contadini si facevano sentire poco chiasso. Ma stava arrivando l'Ottobre del 1917. 

 

La Rivoluzione Socialista di Ottobre

Dalla Finlandia, dove si trovava in clandestinità, Lenin faceva appello alla mobilitazione. Ora il partitoPartito bolscevico dirigeva i Soviet di Pietrogrado (fin dal 31 agosto) e di Mosca (fin dal 5 settembre)e. Secondo lui bisognava convincere i Soviet ad organizzare l'insurrezione. "Avendo ottenuto la maggioranza nei Soviet […] delle due capitali, i bolscevichi possono e devono perdere il potere. Lo possono fare poiché la maggioranza attiva degli elementi rivoluzionari della popolazione delle due capitali è sufficiente per trascinare le masse a vincere l'avversario […], a conquistare il potere e a conservarlo, poiché, proponendo una pace democratica, donando all'istante la terra ai contadini, ripristinando le istituzioni democratiche e le libertà mutilate e violate da Kérenski, i bolscevichi formeranno il loro governo che nessuno potrà rovesciare". La borghesia era a favore della gnerra e accettava la feudalità putrescente ancora presente nelle campagne. Solo il partitoPartito bolscevico poteva risolvere le contraddizioni sociali del momento.

Il 10 ottobre Lenin entrò a Pietrogrado e fece votare a maggioranza una risoluzione del Comitato centrale del partitoPartito bolscevico. Solo Zinoviev e Kamenev votarono contro. Peggio, diffùsero la notizia per a mezzo stampa. L'insurrezione era fissata al 24 ottobre dal comitato militare rivoluzionario (CMR) di Pietrogrado, cioé alla vigilia del 20 congresso dei Soviet. Trotzky si oppose a questa decisione, preferendo attendere lo svolgimento del congresso, cosa che sarebbe risultata molto nociva all'insurrezione. il congresso si apri il 25 ottobre, il giorno successivo della alla rivoluzione, con la presa del palazzo Palazzo d'inverno, in cui risiedeva il governo provvisorio. Lenin tu eletto presidente del Consiglio dei commissari del popolo dal congresso. La rivoluzione aveva vinto.

Il 29 settembre Lenin scrisse: 'ln Russia il movimento della grande svolta rivoluzionaria è incontestabilmente arrivato. In questo paese contadino […] un'insurrezione contadina cresce. I bolscevichi si dimostrerebbero traditori dei contadini se agissero, poiché tollerare che un governo schiacci un 'insurrezione contadina vuoi dire perdere tutta la rivoluzione". E nell'ottobre 1917, "in tutto il paese l'insurrezione contadina si scatena". (Lenin, Opere complete, voi. 26, pag.71, 76 e 187 dell’ed.francese).

C'era un'insurrezione rivoluzionaria nelle campagne e se il governo "repubblicano democratico" di fFebbraio lo avesse represso sarebbe stato un lasciapassare per i reazionari che volevano ristabilire il potere zarista. Le truppe zariste del generale Kolchak rappresentavano una continua minaccia. D'altra parte, il governo non poteva sostenere l'insurrezione. Anche se la borghesia per certi aspetti manteneva un punto di vista antifeudale, sì era già politicamente compromessa con le forze feudali. Era infatti costituita, in una delle sue frazioni, dai proprietari fondiari imborghesiti che non avevano assolutamente interesse a veder trionfare la rivoluzione agraria nelle campagne.

I bolscevichi c'erano ed erano i soli capaci di condurre fino in fondo gli obiettivi democratici rivoluzionari (la rivoluzione agraria e la questione nazionale). Erano i soli a porre mettere avanti a tutto le parole d'ordine concrete, giuste dal punto di vista delle rivendicazioni di massa. Il pane, la pace, la terra, il diritto all'autodeterminazione, la fine della guerra; ecco ciò che le masse esigevano. Solo la rivoluzione socialista poteva risolvere la questione democratica e le questioni concrete.

Se la presa del potere a Pietrogrado fu semplice dato lo stato di decadenza del potere borghese, non bisogna comunque attribuirla, come hanno fatto certi storici, ad un manipolo di bolscevichi. L'insurrezione contadina, quindi un movimento di massa, ha dato il via alla rivoluzione socialista e, storicamente, il partitoPartito bolscevico non poteva fare altrimenti che adempiere ai suoi compiti. È una cosa molto diversa da un colpo di Stato. Malgrado ciò che dicono gli esperti borghesi, tra gli altri Francois Furet, l'ultimo a tutt'oggi, il carattere di massa della rivoluzione di ottobre era evidente. In febbraio Cc'erano stati, in febbraio,  gli scioperi a Pietrogrado. Poi, le donne li avevano seguiti le occupandozioni le sstradali delle donne. Gli operai ed i soldati le appoggiavano. I contadini si erano lanciati ovunque in Russia nella occupazione delle terre. Vi era un reale movimento di massa in fermento, all'inizio esitante se appoggiare il potere del governo provvisorio o quello dei Soviet, poi facendo propria la parola d'ordine bolscevica per risolvere le contraddizioni di classe del momento, contro la guerra, per il pane e per la terra ai contadini. La conquista della maggioranza nei Soviet da parte dei bolscevichi era il risultato di una presa di coscienza politica.

 

La Transizione Socialista Verso il Comunismo

Numerosi esperti borghesi e molti opportumsti di tutte le risme sostengono ancor oggi che la Rivoluzione d'ottobre non fi' una rivoluzione socialista ma invece una qualunque rivoluzione bor~ese. Lenin a suo tempo dovette difendersi da queste concezioni contro i menscevichi e i S.R. che le sostenevano, tra gli altri, nel momento in cui era urgente l'istruzione della Nuova Politica Economica (NEP). Quest'ultimi dicevano che la "rivoluzione era andatsi era spinta troppo avanti"oltre”  e che gli arretramenfi della NEP dimostravano che si era davanfi ad "una rivoluzione borghese". Lenin non si fece problemi a rispondere loro: "Permetteteci di mettervi al muro per ciòquesto. Se preftrite astenervi dall'esprimere la vostra opinione, bene, se ci tenete ad esprimerla nel momento in cui ci troviamo in condizioni ben peggiori che sotto i colpi dell'offensiva dei bianchi, scusateci se vi consideriamo peggiori e più pericolosi delle guardie bianche". (Lenin, Discorso del 29 marzo 1922)

Per Lenin la NEP doveva permettere di passare dall"'alleanza militare" del proletariato e dei contadini poveri all"'alleanza economica". Essa perciò non rinviava a più tardi la rivoluzione socialista. "I capitalisti stabiliscono un legame economico con i contadini alfine di arricchirsi, a te spetta il dovere di stabilire un legame con l'economia contadina alfine di consolidare la potenza economica dello Stato proletario". (Ibid.).

L'Ottobre non era statofu una rivoluzione borghese. E Lenin non ha nemmeno inventato una nuova tappa del capitalismo di Stato tra il capitalismo ed il socialismo come sostengono alcuni opporttmisti. Per tutte queste maldicenze, si utilizzi la stessa frase di Lenin: "Nessun comunista ha mai negato, mi sembra, che l'espressione di Repubblica socialista dei Soviet significhi la volontà del potere dei Soviet di assicurare la transizione al socialismo, ma non intendo affatto con questo dire che il nuovo ordine economico sia socialista.".

Questa citazione, che e presa da "Sull'infantilismo di sinistra e le idee piccolo borghesi", permette di accusare di estremismo di sinistra quelli che non sono d'accordo. Eppure, se si persegue continua la letturea del testo, nel paragrafo che riguarda le prime citazioni, si scopre la definizione di ciò che è veramente è la transizione socialista secondo per Lenin la transizione socialista: "Ma cosa vuol dire la parola transizione? Essa non significa forse, applicata all'economia, che nel sistema in questione ci sono degli elementi, dei frammenti, delle particelle che appartengono contemporaneamente al capitahsmo e al socialismo . ? Tutto il mondo ne converrà. Ma quelli che ne convengono non si domandano sempre quali sono precisaesattamente gli elementi che rilevvelano i differentversi sistemi economici e sociali che coesistono in Russia. Ora, la questione è tutta qua.

Elenchiamo questi elementi:

1. l'economia patriarcale, ossia l'economia naturale, contadina, su larga scala;

2. la piccola produzione mercantile (questa voce comprende la maggior parte dei contadini che vendono il grano);

3. il capitalismo privato;

4. il capitalismo di Stato;

5. il socialismo.

La Russia è così grande e diversificata che tutte queste forme economiche e sociali vi si aggrovigliano intersecano strettamente.

E' È questa la particolarità della nostra situazione."

Quello che Lenin disse è che una formazione sociale non è omogenea. Quando avvenne la rivoluzione francese non tutta l'economia francese diventò capitalista dall'oggi al domani. Per contro il governo francese ha fatto qualsiasi cosa perché si sviluppasse il capitalismo. In Russia vi erano stati elementi di socialismo, ma anche altre forme economiche. Gli elementi di socialismo non sarebbero mai esistiti senza l'Ortobre. Forse che l'interesse di una rivoluzione capitalista o democratico-borghese doveva essere quello di stabilire degli elementi di socialismo? L'instaurazione di una nuova organizzazione sociale della produzione non si fa in un giorno. Lenin ha ben compreso questa frase di Marx: "Ciò che ci interessa qui è una società comunista non per come si è sviluppata sulle basi che le sono sue proprie, ma, al contrario, per come sQrge dalla società capitalista; una società, di conseguenza, che dentro ad ogni rapporto economico, morale, intellettuale, porta ancora i segni della vecchia società da cui è sorta". Marx, Critica del Programma di Gotha).

In Russia il capitalismo esisteva, ma a malapena; il paese è era in maggior gran parte ancora un paese di piccoli produttori. La socializzazione delle forze produttive è era appena  incominciata iniziata, soprattutto in campagna. In questo quadro, i nemici di classe hanno avevano una magnifica base magnifica per sabotare il potere dei Soviet. Il socialismo richiede l'inventario di tutte le risorse del paese. Non si fa una pianificazione senza conoscere le risorse disponibili. In questo modo il capitalismo di Stato rappresenta un avanzamento poiché abolisce il capitalismo privato, la piccola produzione mercantile, così come l'economia patriarcale, e in seguito unifica l'economia nazionale, cosa che contribuisce allasocializzazione delle forze produttive.

Gradualmente, questo capitalismo di Stato, che da una parte hha il vantaggio di legare da una parte l'interesse privato, l'interesse commerciale privato e il loro controllo statale, e dall'altra, l'orientamento di subordinare l'interesse privato all'interesse generale deve evolversi verso la forma cooperativa, cosa che è necessaria e sufficiente alla costruzione socialista, benché non sia per questo compiuto. La cooperativa ed ancor meno il capitalismo di Stato non aboliscono il sistema mercantile. Tuttavia questo sistema mercantile è diverso da quello del capitalismo poiché è subordinato al sistema socialista. Questa transizione che si nutre del capitalismo di Stato, non può avvenire altro che nel sistema socialista, ossia quando il potere politico è nelle inani del proletariato e della classe contadina povera, quest'ultima composta quasi esclusivamente da sottoproletari. Quindi il sistema mercantile sparisce e da allora in poi il mercato non è più necessario per garantire la distribuzione dei beni, la redistribuzione viene attuata senza intermediarzioni da un organismo centrale.

 

La politica al posto di comando

Il capitalismo non è sorto dall'oggi al domani in seguito a una rivoluzione. La borghesia ha conquistato il potere politico prima del suo pieno sviluppo. Dopo la rivoluzione borghese si mescolavano differenti diverse forme economiche, dall'economia patriarcale (agricoltura familiare di sussistenza), alla piccola produzione, subordinate al capitalismo privato che se ne nutriva. L'economia patriarcale dava i suoi figli e le sue figlie come manodopera alle fabbriche capitaliste. La piccola produzione mercantile riversava dei prodotti che contribuivano a nutrire i proletari o le fabbriche capitaliste prima che esse fossero compiute. Ma queste forme economiche tendevano a scomparire davanti alla crescita del capitalismo privato che era privilegiato dal sosteguo dello Stato borghese. Il potere borghese era preliminare allo sviluppo dei rapporti di produzione capitalistici, così come lo è stato, per un certo periodo, il potere proletario nei confronti dei rapporti di produzione socialisti.

In Russia tuttavia i nuovi rapporti socialisti risentivano della mancanza di socializzazione delle forze produttive. I rapporti socialisti avevano come compito di realizzare questa trasformazione qualitativa delle forze produttive. Ma, anche in un paese sviluppato, la socializzazione delle forze produttive richiederebbe necessitava un perfezionamento per garantire l'instaurazione di nuovi rapporti socialisti susseguenti ad una rivoluzione ecosicché questi, (le forze produttive), in rapporto dialettico, lavorerebbero a ricostruire il carattere sociale delle forze produttive.

La lotta di classe e la presa del potere sono preliminari allo sviluppo di un modo di produzione e alla sua realizzazione piena e completa. Una visione politica delle cose è quella che permette di cogliere bene la realta concreta in evoluzione. Non si comprende un rapporto di produzione senza conoscerne la sua base politica: quale è la sua classe dominante ? ÈE' questo l'aspetto politico che ci permette di ben coglierecomprendere il senso e la portata della rivoluzione socialista dell'Ottobre 1917.

Gli opportunisti hanno una visione economicista della lotta di classe. Quando guardano alla Russia dell'inizio del secolo, vedono un paese che risente economicamente di un basso grado di sviluppo delle forze produttive. Per loro, ciò che conta è l'aspetto quantitativo. Guardano le cose con gli occhi del capitalista per il quale conta solo la quantita. Non considerano che le forze produttive possono svilupparsi quantitativamente nel socialismo, così come, di fronte allo sfruttamento degli operai, vedono il salario basso (il suo aspetto quantitativo), ma dimenticano completamente il rapporto di sfruttamento di una classe sull'altra, che è la condizione del lavoro salariato, vale a dire l'aspetto qualitativo; in altre parole non ne vedono l'aspetto politico.

La lotta di classe (sotto il suo aspetto politico), la lotta per il potere, tutto questo non conta per gli opportunisti. Ciò che conta è l'aumento salariale e il miglioramento materiale del livello di vita. "Gli “economisti” pensano che non sia importante quale conflitto tra le classi rappresenti già un conflitto politico: questo perché gli "economicisti" riconoscono la “lotta di classe" nella lotta per ottenere un aumento salariale del 5%, ma nfiutano dì vedere la lotta di classe ad un livello più alto, più sviluppato, su scala nazionale, per degli obiettivi politici. In tal modo gli “economicisti” riconoscono la lotta di classe a livello embrionale e non la riconoscono nella sua forma più matura." (Lenin, Opere complete, vol. 19, pag. 119-120 dell'ed. francese).

La rivoluzione d'Ottobre non ha portato ad un significativo aumento salariale, quindi non è socialista! Ci si accuserà di ridicolizzare. A fatica.

Lenin analizzava le cose ed i fenomeni tenendo presenti i rapporti di classe. Egli vedeva l'aspetto politico come prioritario. Dal 1905 descriveva in questo modo l'intreccio tra la rivoluzione democratica e la rivoluzione socialista:

"Il proletariato deve condurre portare a termine la rivoluzione democratica legando a sé le la masse massa dei contadini, per schiacciare con la forza la resistenza dell 'autocrazia e paralizzare l'instabilità della borghesia." (Ossia, per Lenin, "costringerla ad allontanarsi", ciò che temono nella loro semplicita i seguaci caucasiani dell'Iskra). "Il proletariato deve fare la rivoluzione socialista legando a sé la massa degh elementi semiproletari della popolazione per spezzare

con la forza la resistenza della borghesia e paralizzare l’instabilità dei contadini e della piccola borghesia  (Lenin, Due tattiche della socialdemocrzia nella rivoluzione democratica, Opere scelte, Progress, pag. 112-113, ed.francese).

Per Lenin il febbraio del 1917 completava la rivoluzione borghese. Si assisteva allora ad un dualità di potere. Vi erano due governi: il governo principale, vero, effettivo, della borgliesia: il “governo governo provvisorio” e, accanto, un governo rappresentato dai Soviet dei deputati operai e soldati di Pietrogrado, che, pur non avendo in mano gli organi del potere dello Stato, si basava direttamette sulla indiscutibile maggioranza del popolo, sugli operai e di soldati in armi. Questa rivoluzione non solo aveva spazzato via la monarchia zarista, ma rendeva molto prossima la dittatura democratica rivoluzionaria del proletariato e dei contadini. Questa dualità di potere non poteva più durare.

La dittatura democratica rivoliìzionaria del proletariato e dei contadini è già realizzata nella rivoluzione russa, poiché questa “formula” non prevede altro che un rapporto tra le classi e non una istitituzione politica determinata che materializzò questo rapporto, questa collaborazione. “I Soviet dei deputati operai e soldati": è questa è la dittatura democratica rivoluzionaria dei proletariato e dei contadini, un fatto già compiuto”.   Lenin, Opere complete, vol. 24, pag. 34-35, ed. francese).

La rivoluzione democratica è realizzata, la rivoluzione socialista deve ora affermarsi e portare a compimento gli obiettivi democratici che non potevano essere pienamente realizzati in tempi precedenti.  Nel 1917 Lenin afferma:

“La questione nazionale e la questione agraria sono attualmente le questioni fondamentali per le masse piccolo- borghesi della popolaaone della Russia[…] E su queste due questioni, il proletariato […] è il solo capace di portare avanti […] la politica risoluta e veramente "democratico-rivoluzionaria" che porterà certamente […] ad una vera esplosione di entiusiasmo rivoluzionario nelle masse […]  (Lenin, Opere complete, vol. 26, pag.93, ed. francese)

Quando fallirà il colpo di Stato di Kornilov e sarà significamente riconosciuta la linea bolscevica nei Soviet (ne otterranno la maggioranza all'inizio di ottobre), Lenin potrà rilanciare nuovamente la parola d'ordine "Tutto il potere ai Soviet"( che aveva difeso nell'aprile 1917, abbandonandola momentaneamente da luglio a settembre), e far votare dal partitoPartito bolscevico l'insurrezione per il 25 ottobre (5 novembre per il nuovo calendario).

 

La Dittatura del Proletariato e dei Contadini Poveri

Cos'è che distingue il miovo potere proietario da tutto ciò che c'era stato prima ?

“La verità è che la Stato borghese, che esercita la dittatura della borghesia per mezzo dellaattraverso la repubblica democratica, non può ammettere davanti al popolo di essere al servizio della borghesia: non può dire la verità, è obbligato a giocare d'astuzia. Al contrario, la sStato come quello della Comune, lo Stato sovietico, dice la verità al popolo, apertamente e senza mezzi termini la veriàtermini: dichiara di essere (la dittatura del proletariato e dei contadini poveri e poveri e  proprio per questa verità attrae decine e decine di miliòni di nuovi cittadini oppressi da qualsiasi repubblica democraticodemocratica, che i soviet associano alla vita politica, alla democrazia e alla gestione della Stato.,  che vengono associati alla vita politica, alla democrazia e alla gestione della Stato dai Soviet" (Lenin, Opere complete; Vol.28, pag.313, ed. Ffrancese).

Lo Stato sovietico aveva questoa di particolareità,, che non aveva né la polizia né un esercito separato dal popolo, né una burocrazia plenipotenziaria posta al di sopra del popolo. Il proletariato in armi esercitò il potere per un certo periodo. Era la dittatura del proletariato e dei contadini poveri a legìttimarsi poiché “non si può espropriare in un colpo tutti i proprietari fondiari e tutti i capitalisti di un paese di una certa importanza. In seguito l'espropriazione in quanto tale, sia come atto giuridico che politico, è lontana dal risolvere il problema poiché bisogna in effetti destituire i grandi proprietari fondiari e i capitalisti, sostituendoli realmente con un altra gestione - gestione operaia - delle fabbriche e della proprietà. Non potrà esserci ugualmente uguaglianza tra gli sfruttatori (che per generazionie si erano distinti per la loro istruzione, per il loro tenore di vita e per le consuetudini acquisite) e gli sfruttati, la cui massa, che anche nelle più avanzate e democratiche repubbliche borghesi rimane oppressa, incolta, ignorante, timorosa, divisa. Ancora per molto tempo dopo la rivoluzione, gli sfruttatori conservano necessariamente una serie di reali e significativi vantaggi: rimane loro il capitale (impossibile eliminarlo da un momento all'altro), taluni certi beni mobiliari, spesso importanti; restano loro le relazioni, le tradizioni nell'organizzazione e nella gestione, la conoscenza di tutti i "segreti" dell'amministrazione (usanze, procedure, risorse, possibilità): rimane loro un'istruzione più approfondita, delle affinità con il personale tecnico di più alto rango (borghese socialmente ed ideologicamente borghese); rimane loro un'esperienza superiore dell'arte militòre (cosa che è molto importante) ecc. [...] La transizione dal capitalismo al comunismo comprende tutto un periodo storico. Fintantoché essa non è terininata, gli sfruttatori conservano ineluttabilmente la speranza di una restaurazione, speranza che si trasforma in tentativi di restaurazione . (Lenin, Opere complete, vol.28, pag.262, ed. francese)..

È E' importante esercitare la dittatura del proletariato sulla borghesia, che, grazie ai suoi vantaggi acquisitì, poteva riprendere il potere in qualsiasi momento, approfittando della minima debolezza. La borgliesia tentava di inserirsi ovunque. Il sistema socialista aveva bisogno di anuninistrit ori; solo i borghesi vonoscevano l'aiuministrazione e c'era bisogno di un poP di tempo per preparare gli operai all~amniiistizione C’era bisogno di persone istruite; solo i borghesi avevano potuto giovarsi dell'istruzione I borghesi potevano sabotare la produzione e anche iscriversi al partitoPartito comunista, predere i posti dirigenti e ingannare i sinceri comunisti. L’esperienza comunista ha dimostrato che era molto facile citare Marx Engels e Lenin (e più tardi Mao) per sostenere l’esatto contrario del marxismo. Poteva essere semplice aprofittare delle divergenze all'interno dello stessonello stesso seno del  proletariato e degli sfruttati in una direzione senso che non si confaceva all’interesse generale del socialismo.

“La dittatura del proletariato è una lotta ostinata, sanguinosa e non sanguinosa, violenta e pacifica, militare ed economica,  pedagogica ed amministrativa contro le forze e le tradizioni della vecchia società. La forza dell’abitudine in milioni e decine di milioni di uomini è la forza più temibile. Senza un partitoPartito di ferro, temprato nella lotta, senza un partitoPartito che goda della fiducia di tutto quello che c’è di onesto nella classe in questione, senza un partitoPartito che sappia capire lo stato d'animo delle masse ed esercitarvi una certa influenza, è impossibile condurre questa lotta con successo." (Lenin, Opere complete, vol. 31, ed. francese).

 

L’Alleanza tra gli Operai ed i Contadini Poveri

I primi tempi del regime furono difficili. Le potenze capitaliste straniere non potevano tollerare che gli operai avessero installato un regime che limitava la libertà del mercato e che impedì impedire ai capitalisti di accaparrarsi i profitti come sembrava loro opportuno. Molto velocemente, dopo la fine della guerra le potenze varie per combattere i bolscevichi, si coalizzarono inviando le loro truppe per sostenere il regune zarista ancora esistente. Gli inglesi, i francesi, i polacchi, i cecoslovacchi e altri invasero la Russia e tentarono di farle pagare la sua uscita dal campo capitalista.

Una lunga gurra civile; che terminò nell'ottobre 1922 quando l'ultimo territorio sovietico fu liberato nell'Est Asiatico, rese molto diificili le condizioni di instaurazione del socialismo. La guerra civile costrinse le città, le cui industrie erano fortemente indebolite, a rivitalizzarsi. Nei 1921-1922 la capacità produttiva indiistriale in Russia fu del 34.7% rispetto a quelle quella del 1913. Le industrie delle città non avevano nulla da scambiare con la campagna per potersi rifornire dei mezzi di sussistenza dagli operai urbani. Tanto è vero che per quanto riguarda l’indusria di fabbricazione dei mezzi di produzione agricola, il tasso più alto che si ricordi fu del 17.6%.

Dal 1917 al 1918 il regime sovietico fu obbligato a requisire alimenti alla campagna. I contadini collaborarono poiché sapevano che questo aiutava la sopravvivenza del regime sov'ietico, che il quale era preferibile al regime precedente. Era quello che che aveva eliminato i proprietari fondiari e permesso ai contadini di impadronirsi della terra. Se il regime sovietico moriva i contadini avrebbero perso la loro terra.

Ma nel 1921, la Russia aveva sofferto una grave carestia. Il peso delle requisizioni diventò sempre più pesante per i contadini che nascondevano una parte sempre più significativa del raccolto di modo che lo stato non potesse impadronirsene. Essendo cosrtetto a sfamare la città lo Stato si trovava sempre più obbligato ad intensificare le misure repressive nelle campagne. Ma in un paese dove la maggioranza della popolazione era contadina una tale politica non poteva durare a lungo. Per di più essa poteva rimettere in questione le fondamenta politiche dei nuovo regime, l'alleanza tra gli operai e i contadini poveri. Perché per Lenin: "per vincere bisogna garantire l’alleanza della classe operaia e dei contadini, sviluppando in tutti i modi gli scambi tra la città e la campagna".

Una nuova politica si impose nella pratica concreta. Si trattava di erigere la nuova Nuova politica economica che avrebbe reso solidi i rapporti di scambio tra la città e la campagna. Lenin indicava: “Noi costruiamo la nostra economia in rapporto con i contadini. Noi dobbiamo rifarla molte volte e organizzarla cosicché si stabilisca un legame tra il nostro lavoro socialista nella grande industria e l'economia rurale e il lavoro quotidiano di ogni contadino  (Lenin, lLa rivoluzione bolscevica, pag. 272, ed.francese).

Venne lasciata, fino ad un certo punto , una relativa libertà ai mercati. Da una parte si tendeva a concedere facilitazioni ad alcune imprese capitaliste straniere e, dall'altra si stabilivano relazioni commerciali con la campagna. Furono sicuramente introdotte delle misure per tenere una precisa contabilità della produzione nella campagna, il che è già oltre dalfuori dal punto di vista delle relazioni socialiste da consolidare. Si delineava un legame economico: l'alleanza tecnica tra l'industria e l'agricoltura. Si doveva rifornire quest'ultima di mezzi di prodazione utili a migliorare la produzione agricola, quindi gli scambi tra la città e la campagna, cosa che era condizione preliminare all'instaurazione di un socialismo integrale, senza alcuno scambio commerciale.

Fino al 1928, solo i contadini ricchi (kulaki) avevano capitale sufficiente per procurarsi i mezzi di produzione. Potevano quindi accrescere la loro produzione, arricchirsi di più, prestare denaro ai contadini poveri e medi accerescendone la loro dipendenza. Questa situazione se fosse continuata, non poteva peraltro far altro che minare l'alleanza tra gli operai ed i contadini poveri vale a dire, politicamente, la dittatura del proletariato e dei contadini poveri. D'altronde la politica attuata con decisione dopo la morte di Lenin non fu esente da errori. La situazione nelle città mgliorava significativamente; gli operai ottennero un maggiore potere di scambio e l’industria leggera di beni di consumo si sviluppò. Tuttvia venne sottovalutata l’importanza di sviluppare i mezzi di produzione che dovevano essere impegnati nella campagna. La scarsità e il prezzo elevato di questi mezzi di produzione portavano svantaggio aiandavano a detrimento dei contadini poveri. Oltretutto non fu sviluppato un finanziamento adeguato per sostenere la produzione dei contadini poveri e, in queste circostanze, questicostoro si trovarono costretti a chiedere denaro in prestito ai kulaki. L’enfasi doveva essere posta sull'industria pesante e sui grandi progetti che servivano a sviluppare l'industria dei mezzi di produzione. C’era bisogno dell'elettricità e dei metalli per sviluppare la base industriale che avrebbe permesso di rafforzare l’alleanza tra gli operai ed i contadini poveri.

Furono prrposte tre soluzioni 1) mantenere lo status quo e lasciare fare ai kulaki il bello e cattivo tempo nelle campagne; cosa che voleva diresignificava permettere lo sviluppo di una borghesia capace di rovesciare il regime (la soluzione di Bucharin): 2) rendere lo scambio economico sempre più vantaggioso per la campagna, cosa che avrebbe permesso all’industria nazionale di accrescere incrementare la sua produttività, ma ciò avrebbe indotto i contadini poveri ad allontanarsi dal regime sovietico (Trotzky); e 3) eliminare i kulaki collettiiizzando le fattorie in cooperative mentre si mantenevano degli scambi economici accettabili tra la citta e la campagna e sviluppare l'industria pesante; cosa che era più propizia al consolidamento dell’alleanza operai-contadini. Venne scelta la terza soluzione.

 

Il Ruolo del Partito nella Rivoluzione

La Rrivoluzione di oOttobre di cui celebriamo quest’anno l’80° anniversario, era certamente una rivoluzione di massa, ma essa fu soprattutto la prima rivoluzione socialista. Si ispirava certamente sull'esperienza alla breve esperienza effimera della Comune di Parigi, ma ciò che allora eraall’epoca fu  un tentativo embrionale, in Russia diventava diventò una realtà per milioni di uomini e di donne. Essa non si riassumeva nell’instaurazione del potere socialista al livello di una sola città ma a livello di tutto un paese a maggioranza contadina. Aveva imparato dalla sconfitta della Comune, in questo senso sapeva che era necessario stabilire la dittatura del proletariato (e dei contadini poveri) per la sopravvivenza del nuovo potere; potere che preparava l’estinzione graduale delle classi e dello Stato essendo questo sempre stato quest'ultimo lo striìmento di dominio di una classe sull'altra.

Se non fosse stato per il nuovo dingente del partitoPartito bolscevico, la rii'oluzìone russa non sarebbe mai avvenuta. Ciò che dimostrava il successo dei bolscevichi non erano tanto le loro idee geniali la loro comprensione tattica o lae capacità intellettualei dei loro dirigenti Era pittosto il loro legame con le masse e la loro comprensione delle necessità del popolo che gli permetteva di esercitare un ruolo dirigente nella rivoluzione. Il partitoPartito bolscevico era il partitoPartito di avanguardia della classe operaia e ne sapeva comprendere gli interessi oggettivi.

La storia della rivoluzione Rivoluzione d’Ottobre ha dimostrato che Lenin ed il partitoPartito bolscevico hanno saputo comprendere quali erano le necessità del popolo. Essi compresero che ciò cheal popolo interessava al popolo non era lala fine della guerra imperialista, ma bensì la pace ed il pane. Essi afferrarono il senso dei movimento contadino rivoluzionario nelle campagne e ritennero necessario sostenere la rivoluzione Rivoluzione d’Ottobre per appoggiarlo. Noi siamo lontani dal ritratto borghese che tende a descrivere il popolo russo come una massa ignorante manipolata da Lenin.

Furono le masse coscienti, organizzate nei Soviet, a prendere il potere. Forse il partitoPartito da solo avrebbe potuto prendere il potere, ma non avrebbe potuto conservarlo poiché 'ciò che determina la forza di uno Stato, secondo noi, è la coscienza delle masse. Lo Stato è forte quando le masse sanno tutto, possono guidare tutto e lo fanno coscientemente" (Lenin). Il partitoPartito in quanto avanguardia del proletariato, posizione che non avrebbe potuto acquisire se non consenza  un vero legame con le masse, guidò il proletariato nell’esercizio del suo potere. Questo dimostra che la tattica principale in un paese con unaa forte componentmaggioranzae contadina è quella di rafforzare l’alleanza tra gli operai e i contadini poveri. Questa tattica era necessaria per il consolidamento della dittatura del proletariato e dei contadini poveri contro la borghesia che minacciava in ogni momento di ritrovare il suo paradiso perduto.

Bisognava avere una visione politica della lotta di classe. Taluni Certi elementi del partitoPartito non erano sinceri e ciò ne minacciava la sua stessa efficacia, nell’esercizio deI suo ruolo dirigente. Nel Al suo senointerno si svolgevano delle lotte tra linee contro l’opportunismo, cosa che venne solo aiutata dalla dottrina di Marx, intesa nel suo vero senso rivoluzionario, che poté così avanzare.

“Nell'educare il partitoPartito operaio,  il marxismo educa un'avanguardia del proletariato capace di prendere il potere e di condurre l'intero popolo verso il socialismo, di dirigere ed organizzare il nuovo regime di essere l'educatore, la guida e il dirigente di tutti i Iavoratori e gli sfruttati per l'òrganizzazione della loro vita sociale. senza la borghesia e contro la borghesia”. (Lenin, Stato e rivoluzione, ed.francese).

La lotta che Lenin ha condottno per ricentrare il marxismo nella sua via veramente rivoluzionaria ha in seguito potuto servire da guida alle rivoluzioni in altre parti del mondo. L'esperienza di Lenin è servita a sviluppare un nuovo marxismo ad un livello più alto di quello che Marx aveva concepito, il marxismo-leninismo. ll rnarxismo era stato utilizzato dagli opportunisti per lottare contro Marx. Ci voleva il marxismo-leninismo per ritornare a Marx. La rivoluzione d'Ottobre, in pratica, ne ha mostrato la forza. In futuro il marxismo-leninismo-maoismo permetterà di ripetere lo stesso processo nella scienza della rivoluzione: vale a dire lottare contro l'opportunismo e irnpadronirsi della vera essenza rivoluzionaria.

La rivoluzione russa e l'esperienza della dittatura dei proletariato russo ci hanno fatto conoscere molte cose che vanno fatte e che non vanno fatte. C'e' bisogno di un partitoPartito proletario che si ispiri alle esperienze del passato, ma che le analizzi dal punto di vista degli interessi del proletariato. Bisogna diffidare dei revisionisti che analizzano il passato con l'occhio della borghesia o della piccola borghesia: essi difendono degli interessi che non hanno nulla a che fare con quelli del proletariato. Nelle nostre analisi. non bisogna mai dimenticare l'aspetto politico: la questione del potere. L’esperienza cinese ha permesso di avanzare su una via che eviti gli errori. Si sa che la borghesia può entrare nel partitoPartito e sabotarlo. Si sa che la dittatura del proletariato è centrale nel socialismo. Si sa che è sempre possibile vincere perché noi abbiamo dalla nostra parte la causa degli oppressi, ma bisogna fare un'analisi rigorosa della realtà nella quale viviamo.

ÈE' ispirandosi all'esperienza rivoluzionaria del proletariato, educandosi ai marxismo-leninismo-maoismo, legandosi alle masse, che d'ora in avanti sarà possibile esercitare la dittatura del proletariato, vale a dire il potere degli oppressi/e, degli sfruttati/e sugli aguzzini seviziatori e sui tiranni dell'umanità. L'avanguardia non deve mai disarmare; i suoi nemici sono più pronti di quanto essa possa pensare. Il rovesciamento del proletariato al potere è avvenuto in Russia ed era all'interno del partitoPartito che si trovavano i peggiori nemici della classe operaia.

 

 

 

 

 

 

Cronologia dal Febbraio all' Ottobre 1917

 

14/2 (27/2):  Scioperi operai in 60 imprese. Manifestazioni al grido di "abbasso Abbasso l'autocrazia, abbasso la guerra".

23/2 (8/3):    Giornata internazionale della donna. 90.000 operaie ed operai occupano la piazza. Le truppe armate sono faccia a faccia con i manifestanti e le manifestanti. Inizio dell'insurrezione a Pietrogrado. La Russia va di disfatta in disfatta. C'è la crisi nel paese, lo sfacelo al fronte.

27/2 (12/3):  La Duma forma il Comitato per il ripristino dell'ordine ed i rapporti con le istituzioni. Scioperi e manifestazioni popolari. La truppa a Pietrogrado si dispone a fianco del popolo contro lo zar. Nascita del Soviet di Pietrogrado.

2/3 (15/3):    Formazione del governo provvisorio e abdicazione di Nicola II. L'indomani Michele rinuncia al trono dei Romanov.

14/3 (27/3):  Il Soviet di Pietrogrado fa un Appello per la pace del Soviet di Pietrogrado al mondo intero.

25/3 (7/4):    Primaae fraternizzazione al fronte tra soldati russi e "nemici".

Fine marzo:   Prima conferenza Ppanrussa dei Soviet operai e soldati.

4/4 (17/4):   Ritorno di Lenin in Russia. Egli pubblica le "Tesi di Aprile" che proclamano la necessità di passare alla rivoluzione socialista. Lenin non chiama ancora all'insurrezione, ma alla conquista della maggioranza nei Soviet a favore dei bolscevichi.

 

18/4 (1/5):   Inizio della "crisi di aprile", che si traduce in manifestazioni popolari e scioperi che respingono il proseguimento della guerra e il rispetto dei trattati zaristi con ilda parte del governo.

24/4 (7/5):    Settima VII conferenza bolscevica. Trionfa la parola d'ordine di Lenin "Tutto il potere al Soviet" che esclude dal potere i proprietari fondiari e i capitalisti.

5/5(18/5):     Entrata dei socialisti opportunisti nel governo di coalizione.

10/6 (23/6):  Inizio del conflitto aperto tra i bolscevichi e la direzione del Soviet panrusso ancora nella mani degli opportunisti.

16/6 (29/6):  Kerenski lancia l'ordine dell'offensiva armata che prosegue la guerra imperialista.

18/6 (1/7):    Successo bolscevico alla manifestazione organizzata dai Soviet: La parola d'ordine "Tutto il potere ai Soviet" e ripresa con il cuorepassione dai manifestanti.

2/7 (15/7):    I cadetti (la destra opportunista borghese) escono dal governo di coalizione.

3-5/7 (16-18/7):      Giornate di luglio. Nuove manifestazioni di massa contro la guerra che scatenano una controffensiva degli anibienti più reaaionari della popolazione.

5/7 (18/7):    Kerenski Kérenski è presidente del consiglio. Vengono adottate Misure misure repressive sono prese contro i bolscevichi e Lenin è accusato di alto tradimento e di incoraggiamento istigazione all'insurrezione. Per Lenin, la situazione d'ora in avanti si spingepoi va verso l'insurrezione armata. Egli abbandona momentaneamente la parola d'ordine “Tutto il potere ai Soviet" fino a settembre.

26/7 (3/8):    Al suo IV congresso (quarto) il partitoPartito bolscevico sostiene che la rivoluzione armata è diventata necessaria. Lenin, nella clandestinità, non può assistervi. E' Stalin che presenta il rapporto del CC e quello sulla situazione politica.

Estate 1917:  Da Fin da marzo, i contadini si appropriano spontaneamente e illegalmente delle terre.

26/8 (8/9):    Il generale Kornilov tenta un colpo di Stato che faffisce. Kerenski Kérenski diventa generalissimo.

25/9 (8/10):  Kerenski Kérenski forma un nuovo governo responsabile davanti la cdinnanzi alla Convenzione democratica.

4/10 (17/10): I bolscevichi sono maggioritari nel Soviet di Pietrogrado. Essi diventeranno maggioritari al Secondo II congresso panrusso dei Soviet che si apre il 25/10.

9/10 (22/10): Il Soviet di Pietrogrado fonda il Comitato militare rivoluzionario di Pietrogrado.

10/10 (23/10):                   Lenin convince i bolscevichi ad inscriverea mettere  all'ordine del giorno l'insurrezione armata.

18/10 (31/10):                   Kamenev e Zinoviev condannano apertamente tale decisione, ciò allarma l'opinione borghese.

 

24-25/10 (6-7/11): Insurrezione d’Ottobre trionfale.

25/10 (7/11): Lenin è eletto Presidente del consiglio dei commissari del popolo durante il Secondo II congresso dei Soviet. In questo congresso è adottato il Decreto sulla terra che abolisce tutte le proprietà private del suolo.